Il Padrino, film che compie cinquant’anni

La pellicola restaurata torna nelle sale nelle date che vanno dal 22 al 24 marzo

Il 24 marzo 1972 usciva il primo film della più celebrata saga nella storia del cinema mondiale. Come spesso accade nella narrazione sulla preparazione del film continua ad aleggiare un’atmosfera che va dalla leggenda al mito. La fissazione del regista Francis Ford Coppola di affidare la parte del protagonista ad un italiano e la promozione che Marlon Brando fece su sé stesso mettendosi in fila insieme ad una serie di praticanti-attori alle prime armi. Attore che volgeva al declino volle con tutto sé stesso gli fosse affidato quel ruolo anche se la fisiognomica naturale non era proprio quella di un italiano media emigrato in America. Per lui fu inventato un rafforzamento alle guance per apparire più credibile.

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Ma la grandezza di questo soggetto si deve innanzitutto all’opera originale di Mario Puzo dove il tema della mafia è solo un pretesto per parlare della semiotica del potere – tema che individuò Umberto Eco recensendo il film.

L’opera Il Padrino potrebbe essere sottotitolata come un appendice al Principe di Machiavelli: ‘le misure che si debbono adottare, una volta ottenuto il potere, per conservarlo’. La grandezza di Don Vito Corleone è quella di leggere il linguaggio dei suoi avversari e riuscire ad anticiparne le mosse. Una semiotica del gesto e degli atti che riesce a trasmettere solo a uno dei tre figli maschi, Michael, che infatti erediterà il potere dei Corleone.

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A cinquanta anni di distanza il soggetto fondamentale del film comunica ancora molto. Non deve fuorviare la visione romantica di un fenomeno efferato come la mafia. I protagonisti si muovono in un teatro incerto dove solo alcune regole sono imperiture. Riescono ad esserlo perché in pochi riescono a leggerle. Ed è per questo che, nell’ideologia dell’opera, il potere è destinato ad essere appannaggio di pochi.

Ma con un monito importante. Non esiste il potere fine a sé stesso. A dettare le coordinate deve sempre essere la prima frase che l’avventore richiedente e rispettoso esprime a Don Vito Corleone: “I love America“.

Un capolavoro che riproposto nelle sale, oggi, ancora farà discutere i giovani che non l’hanno visto.

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