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Lavoratori autonomi: 350mila occupati in meno rispetto al 2019

Sono donne e giovani i soggetti più penalizzati, sia nel commercio sia nelle professioni tecniche

Secondo un’analisi della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Istat relativi al terzo trimestre del 2021, il lavoro autonomo non riparte ed è ancora molto lontano dai livelli pre-Covid nonostante il timido incremento dell’1,3% registrato lo scorso novembre rispetto al mese di ottobre. I numeri dicono che negli ultimi tre mesi del 2021 si è registrato un calo di 350mila occupati rispetto allo stesso periodo del 2019, scendendo a quota 4 milioni e 940mila. La perdita maggiore tra le donne: -131mila occupate, ma anche tra gli uomini i valori registrati sono elevati, considerato un decremento complessivo di 219mila indipendenti. La pandemia, sostiene il report, ha senza dubbio accentuato le criticità di un modello di lavoro, quello autonomo, che ha perso appeal tra i lavoratori, soprattutto i più giovani. A pagarne di più le spese sono, infatti, gli autonomi tra i 40 e i 49 anni: -223mila soggetti in questa fascia d’età, mentre cali più contenuti si registrano tra i 50 e i 59 anni con 60mila lavoratori in meno. È il commercio il settore maggiormente colpito: rispetto al 2019, infatti, si sono persi più di 190mila autonomi; a seguire l’industria (43mila unità in meno) e l’area dei servizi tecnici e professionali (34mila autonomi in meno). Il settore dell’edilizia, invece, registra un buono stato di salute, con un incremento del lavoro autonomo negli ultimi due anni del 2,8%.

A essere più impoverite sono le professioni tecniche, con quasi 100mila occupati in meno nell’ultimo biennio.

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