TIVOLI – Timbravano e andavano a fare shopping, presi 30 furbetti del cartellino

Maxi operazione della Guardia di Finanza di Guidonia al Parco Regionale dei Monti Lucretili: 9 assenteisti allontanati, approfittavano dello smart-working

Qualcuno “se la svignava” dal lavoro per sbrigare le più disparate faccende personali. Ma c’era anche chi faceva shopping o andava dal parrucchiere, altri addirittura tornavano direttamente a casa dopo aver timbrato e rientravano in ufficio soltanto per registrare l’uscita.

I più incalliti, invece, facevano risultare che stavano lavorando in regime di smart-working a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Andava avanti così da tempo nella sede dell’Ente regionale del Parco dei Monti Lucretili, fino a quando qualcuno ha segnalato il caso all’Autorità Giudiziaria.

Così il Gruppo della Guardia di Finanza di Guidonia Montecelio, coordinato dalla Procura di Tivoli, ha incastrato 30 dipendenti pubblici, tra impiegati, operai e guardia parco in servizio presso l’Ente della Regione Lazio, a Palombara Sabina.

Ad annunciarlo oggi, martedì 6 dicembre, in un comunicato stampa è il Procuratore Capo della Repubblica di Tivoli Francesco Menditto.

L’inchiesta delle Fiamme Gialle ha fatto emergere un sistema collaudato di assenteismo con un totale di 30 indagati a piede libero, 9 dei quali sottoposti dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli alla misura cautelare del divieto di dimora a Palombara Sabina, sede del Parco.

Per tutti l’accusa è di truffa ai danni della Regione Lazio e false attestazioni.

Secondo il Gip “l’attività d’indagine, davvero capillare, ha permesso di ricostruire il fenomeno, che risulta allarmante, perché non solo rappresenta una frode del soggetto pubblico ma incide anche (e, forse, soprattutto) sulla quantità e qualità dei servizi offerti in quanto quei servizi sono stati inficiati dall’assenza, di fatti, dei soggetti che avrebbero dovuto materialmente erogarli o che avrebbero dovuto garantirne la regolare e puntuale erogazione.

Gli indagati hanno violato, pertanto, il rapporto fiduciario con la pubblica amministrazione e questi, anziché rispettare gli impegni lavorativi assunti, con meccanismi ben collaudati, hanno attestato la loro presenza fittizia sul posto di lavoro nel mentre si trovavano in tutt’altro luogo”.

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Quella della Guardia di Finanza di Guidonia Montecelio è stata un’indagine-lampo attivata a luglio del 2021 a seguito di una segnalazione. I militari, diretti dal Maggiore Simone Vastano e coordinati dal Tenente Lorenzo Bernardi, hanno piazzato telecamere nascoste nei pressi degli ingressi della struttura e dell’apparecchiatura cosiddetta “marcatempo”, dove i dipendenti timbrano il cartellino, effettuando inoltre riprese video e rilievi fotografici, servizi di osservazione, pedinamento e controllo trovando un chiaro riscontro alla segnalazione arrivata – presumibilmente dallo stesso Ente regionale che gestisce un territorio di particolare valore ambientale esteso su 13 comuni del circondario di Tivoli, visitato quotidianamente da tantissime persone amanti della natura e ove vengono svolte periodicamente plurime interessanti attività.

L’indagine delle Fiamme Gialle è stata certosina a tal punto da riuscire a scoperchiare un fenomeno diffuso, come quello della doppia beggiatura, per cui un dipendente timbrava anche per il collega il quale ricambiava volentieri il favore l’indomani.

Ma c’è anche il caso di moglie e marito che si alternavano sul posto di lavoro beggiando l’uno per l’altra a seconda delle esigenze personali.

Nel comunicato stampa il Procuratore Menditto spiega che durante l’orario di lavoro alcuni dipendenti si assentavano per attività personali che nulla avevano a che fare con il servizio per effettuare le attività più disparate, quali fare shopping o andare dal parrucchiere se non addirittura per tornare a casa e rientrare sul luogo di lavoro solo per registrare l’uscita.

Allontanamenti illegittimi che hanno causato una grave sottrazione di attività lavorativa all’Ente pubblico, riflettendosi sui tanti dipendenti che, invece, svolgevano puntualmente il proprio lavoro.

La diffusione del fenomeno emerge anche dal fatto che durante le indagini il personale risultava, per la maggior parte del tempo, impiegato in regime di smart-working a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sussistente in quei mesi.

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Le telecamere hanno accertato per un indagato, allontanamenti illeciti, dal luglio all’ottobre 2021, anche in 41 occasioni per complessive 195 ore lavorative.

Un altro dipendente del Parco Regionale nello stesso periodo risulta essersi allontanato illecitamente in 34 occasioni per complessive 130 ore lavorative.

I finanzieri hanno calcolato che tra luglio e ottobre 2021 sono state percepite illecitamente retribuzioni anche di 3 mila euro.

In particolare durante le osservazioni della Guardia di Finanza è emerso che due dipendenti sono uscite dall’ingresso secondario dell’Ente Parco, allontanandosi a bordo delle proprie autovetture.

Un altro dipendente si è allontanato per una mezz’ora per recarsi in una gioielleria.

Svariati dipendenti si allontanavano dal servizio, anche per ore, recandosi nelle proprie abitazioni o in vari esercizi commerciali.

Insomma, una situazione allo sbando che ha spinto la Procura a richiedere le misure cautelari per i 9 dipendenti più avvezzi all’assenteismo, mentre per gli altri 21, pur in presenza di estremi di reato, i fatti non sono apparsi tanto gravi da richiedere un provvedimento restrittivo al Gip.

Va dato atto alla Guardia di Finanza – commenta il Procuratore Capo di Tivoli Francesco Mendittodella particolare attenzione che dedica al fenomeno dell’assenteismo, impiegando nelle indagini le risorse necessarie, anche in un più ampio dispositivo a tutela del buon andamento della pubblica amministrazione”.

La Procura della Repubblica – aggiunge Menditto – precisa di aver constatato più volte la preparazione e diligenza di gran parte dei dipendenti dell’Ente Parco, sia perché alcuni sono distaccati in Procura sulla base del protocollo stipulato tra Regione Lazio e Procura Generale presso la Corte d’appello, sia attraverso ulteriori progetti in corso voluti anche dalla dirigenza del Parco”.

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