GUIDONIA – Sindaco e tre volte Senatore, è morto il socialista Antonio Muratore

Si è spento all’età di 95 anni il politico per antonomasia: domani i funerali nella chiesa di Santa Maria di Loreto

E’ stato l’uomo politico più potente di Guidonia Montecelio.

Sindaco, Consigliere provinciale, Consigliere e Assessore regionale, tre volte Senatore, una volta Sottosegretario.

Un Socialista che ha fatto la storia della Città dell’Aria.

Antonio Muratore si è spento alle 6 di stamane, mercoledì 11 gennaio 2023, nella sua casa di viale dell’Unione a Guidonia Centro all’età di 95 anni.

In quell’appartamento il Sindaco-Senatore ha abitato per oltre mezzo secolo insieme all’amata moglie Anna Di Chiara, scomparsa il 7 agosto 2020, la donna che lo ha affiancato e sostenuto nella sua carriera di medico veterinario prima e di politico poi.

Antonio Muratore lascia il figlio Giuseppe, anche lui medico veterinario, i nipoti Marco e Antonio, i pronipoti Giuseppe e Francesco.

I funerali saranno celebrati domani, giovedì 12 gennaio, nella chiesa di Santa Maria di Loreto, a Guidonia Centro.

DA CANICATTI’ AL PARLAMENTO PASSANDO PER GUIDONIA MONTECELIO, UNA CARRIERA POLITICA STRAORDINARIA

Antonio Muratore era nato il 22 maggio 1927 a Canicattì in provincia di Agrigento. Laureato in Medicina veterinaria all’Università di Napoli, è stato Presidente dell’Ordine dei medici veterinari di Roma e Provincia, Presidente dell’Ente di Previdenza e Presidente della Cassa pensioni della categoria italiana.

Sindaco dal 1965 al 1966, consigliere provinciale di Roma dal 1966, ha ricoperto la carica di Assessore all’Agricoltura fino al 1970. Consigliere regionale del Lazio dal 1970 al 1980, ha ricoperto la carica di Assessore agli Enti locali e alla Pubblica Istruzione e di Presidente della Commissione Agricoltura.

Di nuovo sindaco dall’agosto 1980 al 9 maggio 1983, è eletto Senatore il 26 giugno 1983 nel Collegio di Tivoli con 21.442 (cifra individuale 13,13). Vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità, vicepresidente della Commissione bicamerale per le questioni regionali, fa parte della Commissione Agricoltura e del Direttivo del Gruppo parlamentare.

E’ rieletto senatore il 15 giugno 1987, nel Collegio di Tivoli con 26.081 voti (cifra individuale 14,75). Sottosegretario di Stato al Turismo, Sport e Spettacolo nel Governo Goria, è stato rieletto Senatore nelle consultazioni politiche di aprile 1992 nello stesso Collegio con 30.026 voti (cifra individuale 16,58), facendo parte della Commissione Igiene e Sanità.

Dal 2005 al 2009 è stato presidente del Consiglio comunale durante l’amministrazione di Centrosinistra del sindaco Filippo Lippiello.

MEDICO VETERINARIO FIGLIO DI CONTADINI, RICORDI E CONFESSIONI DI UN 90ENNE

Il settimanale della  Città del Nordest Tiburno dedicò ad Antonio Muratore una pagina intera in occasione del suo 90esimo compleanno, il 16 maggio 2017.

L’età non sembrava aver scalfito la tempra di un uomo arrivato a 90 anni senza mai smettere di fumare, né di appassionarsi alla politica. Passioni che hanno caratterizzato la vita di Antonio Muratore, il politico per eccellenza a Guidonia.

In quell’occasione Muratore decise di non organizzare alcuna festa per rispettare il lutto della scomparsa del marito della sorella, l’ex Comandante dei vigili urbani Giuseppe Trepiccione, l’amato cognato del Senatore.

Soltanto una cena con gli amici di sempre – disse – La festa la organizziamo a settembre per celebrare anche i novant’anni di mia moglie”.

Un personaggio d’altri tempi che si definiva uomo tranquillo, nato a Canicattì, primogenito di Concetta, casalinga, e Giuseppe, agricoltore e commerciante di bestiame.

Mucche e pecore hanno segnato il suo destino, visto che dopo la Maturità classica, nel 1945 Muratore si trasferì a Napoli per frequentare la Facoltà di Veterinaria e laurearsi nel 1951.

Nella città di Masaniello si innamorò di Anna Di Chiara, studentessa di Lettere, 40 anni di insegnamento alla scuola media “Leonardo da Vinci”, la donna che sposò il 24 settembre 1953 e che ha perso nell’estate di due anni fa.

In famiglia rivelano che da quel lutto il Senatore era cambiato e ripeteva: “Non avrei voluto sopravvivere all’addio di Anna”.

Da allora le sue uscite per viale Roma insieme agli amici di sempre (nella foto sopra Muratore è col compianto amico imprenditore di Guidonia Giuseppe Turturo) si sono fatte sempre più sporadiche, si è lasciato accompagnare per mano dai ricordi.

A cominciare da quando tra il 1952 e il 1955 era il medico veterinario dei Comuni di Delia e Sommatino prima di approdare nella città fondata da Mussolini, la stessa per la quale sarebbe diventato un punto di riferimento.

Venni a Guidonia a far visita a un amico di famiglia, un certo Latini che amministrava un’azienda agricola a Casal Battista – ricordò il Senatore nell’intervista rilasciata a Tiburno il 16 maggio 2017 – Mi mostrò le vacche e mi riferì che il veterinario Biscarini oramai 70enne andava in pensione. Ci andai a parlare e presi il suo posto”.

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L’INTERVISTA PUBBLICATA DAL SETTIMANALE TIBURNO IL 16 MAGGIO 2017

Senatore, cosa rappresentano questi 90 anni?

La conclusione di una vita realizzata e felice, sia a livello familiare che professionale.

E’ tempo di bilanci. Ha fatto il sindaco due volte, il consigliere provinciale, quello regionale e tre legislature da senatore: Fortuna o Merito?

La prima nella vita ci vuole sempre, ma se ogni volta che mi candidavo venivo eletto un po’ di abilità da parte mia c’è stata.

Quanti anni si sente?

Sinceramente non me li sento i novant’anni e nemmeno me li danno: chi mi dice 75, chi 80, molti non credono che ne abbia tanti. D’altronde, il cervello mi funziona ancora bene, basti pensare che la mia carriera politica è terminata nel 2009 a 82 anni.

Quanti anni vorrebbe avere?

Novanta.

Il momento o il giorno più bello della sua vita?

Il 22 ottobre del 1955, il giorno in cui è nato il mio unico figlio maschio Giuseppe. Il periodo più bello è quando venni eletto consigliere provinciale col 40 per cento dei voti a Guidonia e poi nominato assessore.

Fu il trampolino di lancio della mia carriera politica: riuscivo ad ogni elezione.

E il momento o il giorno più brutto?

Non credo ci sia stato. Ho avuto periodi di preoccupazione nelle vicende politiche, ma brutto mai.

Come definisce la vita?

Un punto interrogativo per tutti, ma comunque sempre bella. Basta viverla con onestà e i risultati arrivano, non a caso la gente mi ha sempre sostenuto.

Anche perché ho sempre aiutato tutti, per chiunque mi venisse a chiedere un posto di lavoro io mi prodigavo per trovargli una sistemazione. Oggi si va in galera, a me avrebbero dovuto dare l’ergastolo.

Ricorda il numero preciso di persone aiutate?

Io lo so, ma non posso dire: sono veramente tante.

Come definisce la morte?

E’ qualcosa che esiste dal momento stesso in cui nasciamo.

Si nasce e si muore con la stessa impostazione voluta dal Padre Eterno.

Ne ha paura?

Nessuna paura, quando arriva la prendo con rassegnazione, com’è giusto e doveroso che sia.

Spero soltanto di non soffrire. Sono sereno e so che prima o poi deve arrivare. Ringrazio Dio di essere arrivato a 90 anni in buona salute, senza avere mai avuto malattie, a parte una broncoflebite alla gamba da due mesi per problemi di circolazione.

E tutto questo nonostante io abbia ancora il vizio del fumo.

Quante sigarette fuma?

Almeno 10, 15 al giorno. Ed è così dall’età di 13 anni, iniziai da ragazzino alle scuole medie, ho il vizio da 77 anni.

Solo per un breve periodo l’ho lasciato, quando venni ricoverato per un intervento alla spalla sinistra, ma una volta dimesso ho subito ripreso. E’ chiaro che ho i bronchi neri come la pece.

Alla mano sinistra ha tre dita amputate, il mignolo, l’anulare e mezzo pollice: che le è successo?

Mi scoppiò un petardo in mani il 31 dicembre 1971 mentre festeggiavo Capodanno sul balcone di casa.

All’epoca ero consigliere regionale da due anni, fui trasferito al policlinico Umberto I di Roma e il giorno dopo ero su tutti i giornali: mi vergognai come un cane.

Senatore, cosa c’è dopo la morte?

Per me è un punto interrogativo.

Secondo la religione c’è Inferno, Purgatorio e Paradiso: lei dove pensa di andare?

Al Purgatorio.

Chi è Antonio Muratore?

Un uomo tranquillo. Il rimpianto? Non ne ho.

Il rimorso?

Nemmeno, non ho mai fatto del male a nessuno.

L’errore?

Sicuramente nella mia vita politica ce ne saranno stati tanti, ma se li avessi riconosciuti non li avrei commessi.

Quella volta che ha chiesto scusa per…?

Non ricordo di aver mai chiesto scusa a nessuno: ripeto, sono un uomo tranquillo.

Quella volta che ha preteso le scuse per…?

Non ho mai litigato, dato o ricevuto uno schiaffo.

A 90 anni è ancora così lucido e attivo: qual è il segreto di Antonio Muratore?

Non esiste un segreto, si nasce con un destino. Forse è tutto merito del cervello che ho sempre tenuto in attività.

Qual’è la sua giornata tipo?

Oggi la vivo da seduto, ma fino a qualche anno fa ogni mattina andavo in campagna al mio frutteto, poi ho lasciato perché erano più i soldi spesi che quelli in entrata.

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E come la passa?

Mi sveglio alle 5, prendo il caffè e guardo la tv, il primo canale o Canale 5, recentemente anche La7 dove trattano di politica, la mia malattia che perdura.

Alle 8 faccio colazione con mia moglie, latte e caffè e una fetta biscottata con la marmellata.

Poi leggo il Corriere della Sera tutti i giorni e il martedì Tiburno, a mezzogiorno e mezzo faccio un pranzo completo e subito dopo la pennichella sulla poltrona per un’ora un’ora e mezza.

A volte faccio merenda con pane e formaggio, a cena l’uovo al tegamino, un po’ di ricotta e qualche fetta di prosciutto.

Tre sere a settimana vado a letto digiuno, ma due volte al mese esco a cena con gli amici fino a mezzanotte, al bar Lanciani, al ristorante oppure a casa di qualcuno.

Il suo piatto preferito?

Gli spaghetti al sugo.

Gli animali, la politica, la briscola: in quale ordine colloca le sue tre passioni?

Gli animali erano il mio lavoro, la politica l’affermazione personale, la briscola è lo svago quindi la metto al primo posto insieme al tressette. Purtroppo da anni non gioco più perché gli amici coi quali condividevo la passione sono tutti morti.

Ricordo con piacere che alcune sere per fare una partita mi aspettavano anche fino a mezzanotte quando tornavo dal Senato.

Scommettevate soldi?

Mai, al massimo la cena.

Che rapporto ha col denaro?

Non sono mai stato attaccato ai soldi, li guadagno e li spendo per quello che serve e li regalo ai nipoti quando me li chiedono.

Senatore, quanto guadagna al mese?

Settemila euro, ma ne pago ventimila di tasse all’anno.

Ha mai pensato come sarebbe stata la sua vita da povero?

Francamente no, anche perché nel 1955 come veterinario arrivavo a guadagnare fino a 2 mila lire al mese.

A chi deve dire grazie?

Ai miei genitori che mi hanno fatto studiare, al veterinario che mi portò a Guidonia e al vaccaro che mi indirizzò da lui.

Senatore, se avesse trent’anni entrerebbe in politica?

Assolutamente no. Oggi la politica non c’è più, ai miei tempi esistevano le sezioni.

Sono nato comunista e a ottobre 1943 a diciassette anni ero segretario della Sezione giovanile del Pci nel mio paese, poi mi deluse e dopo due anni ho lasciato per diventare socialista.

E sono ancora socialista, mica sono diventato di Forza Italia.

Farebbe entrare un suo nipote in politica?

Assolutamente no.

Tempo fa gli fu proposto, ma alla luce di quello che è stato scoperto gli ho detto: “calma, lascia perdere”.

Neanche con una guida come lei?

In politica la guida non c’entra, ognuno è artefice del proprio destino, in politica non si insegna e non si impara, è tutto frutto della sensibilità del singolo: o ce l’hai o non ce l’hai.

Io ad esempio da adolescente entrai nel Pci per via di un parente, ma già a 17 anni capii di testa mia che non era quello il mio partito. Così all’università mi avvicinai al Psi e da allora sono rimasto socialista.

La corruzione in politica oggi dilaga davvero o viene scoperta soltanto grazie a organi inquirenti più preparati e attrezzati?

Nel ‘92 la corruzione scoperta con Tangentopoli era finanziamento illecito ai partiti. Oggi non c’è più la politica, per cui ci sono gli interessi personali: è una conseguenza diretta.

Come se ne esce?

Avvicinando i giovani e non abbandonandoli a se stessi, incentivando il lavoro e facendo ripartire la crescita economica.

Il politico italiano per eccellenza?

Direi Craxi e Andreotti.

E quello guidoniano?

Eligio è stato un buon sindaco, capace di reperire finanziamenti e sono sicuro che non ha mai preso una lira da nessuno.

Qual è il futuro di Antonio Muratore?

In attesa che il Padre Eterno mi chiami.

E quello della classe politica e dirigente di Guidonia?

Dove sta? Non esiste.

Come vede il futuro della sua città?

E’ una domanda da un miliardo di dollari. Non c’è possibilità di dare un giudizio sul futuro, spetta alla politica ricostruire e modificare l’assetto sociale. Ma se la politica non c’è ogni cittadino vive in un individualismo sfrenato e sganciato dagli interessi collettivi.

Sa che le dico?

Cosa?

Se avessi dieci anni in meno mi candiderei pure, io sarei ancora in grado di raddrizzarla un po’ la mia città.

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