TIVOLI – Non versa la tassa di soggiorno al Comune, albergatrice assolta

Il Tribunale scagiona una 53enne tiburtina: non è peculato. Un’imposta che pagano in pochi

Il mancato riversamento al Comune dell’imposta di soggiorno incassata dai clienti per un albergatore non è più reato.

Lo ha stabilito ieri, mercoledì 25 gennaio, il Tribunale di Tivoli con una sentenza destinata a fare storia su una Città turistica come Tivoli, dove dal primo gennaio 2012 è istituita la tassa dovuta da ciascuna persona per ogni notte di soggiorno, fino ad un massimo di sei pernottamenti consecutivi, in una misura stabilita annualmente dalla Giunta entro i termini di legge (CLICCA E LEGGI COS’E’ L’IMPOSTA DI SOGGIORNO).

Ieri il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Umbriano e Petrolati – ha infatti assolto una 53enne albergatrice tiburtina dall’accusa di peculato perché il mancato riversamento dell’imposta non è più contemplato dal Codice Penale.

LE VERIFICHE DELLA GUARDIA DI FINANZA, 4.847 EURO NON VERSATI AL COMUNE DI TIVOLI

Nel 2019 l’imprenditrice, socia di una azienda che gestisce una struttura alberghiera a Villa Adriana, si era ritrovata la Guardia di Finanza di Tivoli alla porta dell’hotel.

I militari, anche su input dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Proietti, avevano svolto alcune verifiche sull’effettivo riversamento della tassa nelle casse comunali, soldi destinati a finanziare interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, la manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali, nonché i servizi pubblici locali.

Durante la verifica gli investigatori delle Fiamme Gialle accertarono che negli ultimi 5 anni – tra il primo gennaio 2014 e il 31 dicembre 2018 – l’albergatrice aveva evaso 4.847 euro.

In particolare, l’imprenditrice aveva trattenuto per la sua società 13 euro nel 2014, 1.416 euro nel 2015, 1.241 euro nel 2016, 1.247 nel 2017 e 930 euro nel 2018.

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A quel punto, la donna era stata trascinata a processo dalla Procura di Tivoli con l’accusa di peculato, in quanto il gestore di una struttura ricettiva era considerato un incaricato di pubblico servizio.

L’ALBERGATORE NON E’ INCARICATO DI PUBBLICO SERVIZIO, COM’E’ CAMBIATA LA LEGGE

Nel frattempo l’interpretazione del ruolo rivestito dagli albergatori è stato modificato prima dall’articolo 180 del Decreto Legge numero 34 del 19 maggio 2020 e successivamente dall’articolo 5-quinquies della Legge numero 215 del 17 dicembre 2021.

In particolare quest’ultima, con un’interpretazione autentica, ha riconosciuto l’effetto retroattivo del contenuto di carattere innovativo rispetto alla qualifica da attribuirsi al gestore di una struttura ricettiva quale responsabile d’imposta e non più di incaricato di pubblico servizio.

IL PRECEDENTE NEL 2022, COSI’ LA CORTE DI CASSAZIONE HA ASSOLTO UN’ALBERGATRICE

Nell’assolvere l’albergatrice, come richiesto anche dalla Procura, il Tribunale di Tivoli si è ispirato alla sentenza numero 9213CLICCA E SCARICA LA SENTENZA - emessa il 15 febbraio 2022 dalla Sesta Sezione della Corte di Cassazione in cui è stato chiarito che i gestori delle strutture ricettive non rispondono più del reato di peculato in caso di omissione del riversamento agli Enti dell’Imposta di soggiorno incassata, neppure per le fattispecie precedenti all’entrata in vigore del D.L. 34/2020.

Deve escludersi – scrivono i Supremi giudici di Cassazione – che permanga la rilevanza penale, a titolo di peculato, delle condotte di omesso, ritardato o parziale versamento dell’imposta di soggiorno, realizzate dal gestore di una struttura ricettiva prima della data del 19 maggio 2020, ossia anteriormente alle modifiche introdotte dall’art. 180 del d. l. 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 20 luglio 2020, n. 77, atteso che, con la precitata norma interpretativa, il legislatore ha espressamente assegnato valenza retroattiva alla disposizione più favorevole, che aveva attribuito all’operatore turistico la qualifica soggettiva di responsabile d’imposta (a fronte della previgente disciplina che lo investiva, quale agente contabile, del servizio pubblico di riscossione del detto tributo) e, al tempo stesso, alla disciplina sanzionatoria amministrativa correlata a tale mutata qualifica”.

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IMPOSTA DI SOGGIORNO, AL COMUNE DI TIVOLI PAGANO SOLTANTO POCHI ALBERGATORI

A Tivoli l’imposta di soggiorno è istituita dal primo gennaio 2012, ma dai conti pubblici emerge che a pagarla sono davvero in pochi.

Per i primi quattro anni, fino al 2016, nelle casse comunali sono entrati pochi spiccioli, mentre nei due anni successivi gli importi sono schizzati alle stelle.

Più turisti a Tivoli? Forse. Ma forse no, soltanto più controlli sulle strutture alberghiere sottoposte all’imposta di soggiorno. I numeri messi a disposizione da Palazzo San Bernardino parlano chiaro.

Nel 2012 l’imposta ha portato nelle casse dell’Ente appena 32 mila 72 euro e 5 centesimi: il tetto più basso di sempre.

L’anno successivo, il 2013, è andata leggermente meglio con un introito pari a 37.553 euro. Piccola flessione nel 2014 con 36.855 euro e 9 centesimi e picco nel 2015 con incassi per 57.161,6.

Infine nel 2016 nelle casse comunali risultano introitati 118 mila 744 euro e 93 centesimi di tassa di soggiorno. Nel 2017 addirittura 125.776,23 e nei primi tre trimestri del 2018 un exploit di 123 mila 330 euro e 96 centesimi.

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