Nella rete erano finiti in 30, ma i maggiori indizi di responsabilità erano stati rilevati a carico di nove.
Così a dicembre 2022 il Gruppo della Guardia di Finanza di Guidonia Montecelio, coordinato dalla Procura di Tivoli, aveva incastrato 30 dipendenti pubblici assenteisti, tra impiegati, operai e guardia parco in servizio presso l’Ente regionale del Parco dei Monti Lucretili di Palombara Sabina (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Per tutti l’accusa è di truffa ai danni della Regione Lazio e false attestazioni.
Ora per 4 “furbetti del cartellino” è il momento di fare i conti con la Giustizia. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli ha infatti disposto il sequestro preventivo di beni nella disponibilità di 4 dipendenti dell’Ente regionale.
Ad annuncialo in un comunicato stampa datato lunedì 5 giugno è il Procuratore Capo della Repubblica di Tivoli Francesco Menditto.
Il sequestro riguarda somme corrispondenti a quelle percepite illecitamente sulla base di quanto contestato, così la Regione Lazio – in caso di condanna – recupererà quanto incassato indebitamente.
“Il provvedimento – evidenzia il Procuratore Menditto – è in linea con l’azione della Procura per cui sequestri e confische sono adottati per dimostrare che “il delitto non paga”, in primo luogo recuperando i beni e il denaro illecitamente sottratto”.
L’inchiesta delle Fiamme Gialle ha fatto emergere un sistema collaudato di assenteismo.
A seguito di una segnalazione, a luglio 2021 i militari, diretti dal Maggiore Simone Vastano e coordinati dal Tenente Lorenzo Bernardi, avevano piazzato telecamere nascoste nei pressi degli ingressi della struttura e dell’apparecchiatura cosiddetta “marcatempo”, dove i dipendenti timbrano il cartellino.
E per tre mesi avevano effettuato inoltre riprese video e rilievi fotografici, servizi di osservazione, pedinamento e controllo trovando un chiaro riscontro alla segnalazione.
Qualcuno “se la svignava” dal lavoro per sbrigare le più disparate faccende personali.
Ma c’era anche chi faceva shopping o andava dal parrucchiere, altri addirittura tornavano direttamente a casa dopo aver timbrato e rientravano in ufficio soltanto per registrare l’uscita.
I più incalliti, invece, facevano risultare che stavano lavorando in regime di smart-working a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
Al termine delle indagini nove dipendenti erano stati sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora a Palombara Sabina, sede dell’Ente Parco.