Già si parla di cosiddetti “segreti”. Sono gli algoritmi con i quali il colosso telematico darebbe direttive ai movimenti di contenuti tra i milioni di seguaci del Social.
Si tratta di più di diecimila pagine. Il quadro complessivo che esce fornisce informazioni utili sulle dinamiche nella società, come si decidono i contenuti da promuovere e quelli da cestinare.
L’accusa è quella di aver ignorato le segnalazioni dei dipendenti in relazione ai messaggi d’odio e alle fake news lanciate attraverso il Social Network. Sempre dal personale del colosso della comunicazione arrivava la moratoria nei confronti dei contenuti troppo liberi di personaggi politici in vista ma di cui, di fatto, si assecondavano il gravame dei messaggi. Lo stesso riguarda l’incitazione alla violenza in Etiopia fino al traffico di esseri umani.
In India, con alcuni contenuti passati su Facebook, si sarebbe incitato all’odio nei confronti della religione. Messaggi contro l’Islam che incitavano alla violenza diffusi nel febbraio 2020. Le accuse non finiscono. Secondo il Washington Post Facebook si sarebbe prestato a censurare gli avversari del partito comunista vietnamita.