Matteo Rendine, dalla malattia la spinta creativa

rendine2Matteo Rendine, in arte “Matt Re” è un artista, ha 29 anni e vive a Colle Fiorito. Con le sue opere comunica ciò che non esiste nel mondo, il non detto, l’irreale e la sua sofferenza. Da sei anni è infatti affetto da Sclerosi Multipla, una malattia autoimmune cronica che colpisce il sistema nervoso centrale, un male che spaventa, ma che Matteo vive con forza e coraggio. Lui è così, non vorrebbe essere diverso da com’è.  Ha accettato il suo malessere e l’ha trasformato in energia da mettere nel suo lavoro: l’arte.

Tant’è che ha vinto diversi concorsi tra cui il “Premio Speciale dalla critica” ed il “Primo Simposio internazionale”, ed in questi giorni ha partecipato al “6° Premio Pentart” a Roma dove ha presentato il suo dipinto “La distruzione del Male”.
Matteo si definisce l’”artista dell’Amore” e le sue creazioni hanno una sola finalità: trasmettere quella forte passione che prova e che trae ispirazione dalla fede in Dio. Ed è proprio la sua religiosità ad investirlo ed immergerlo in mondo “tutto suo” permettendogli di dare vita a quelle opere che Matteo non vende e non cede, ma conserva e regala con affetto.

 

Matteo, parlami del tuo lavoro.
“L’arte fa parte di me, è gioia, è l’inno alla vita. Dipingo da quando avevo undici anni, alle scuole medie ho scoperto questa passione che mi ha poi accompagnato lungo tutta la mia vita. Amo la natura in tutte le sue forme, i suoi colori e la sua grandiosità ed è proprio questo a darmi la genialità necessaria: nei miei quadri riverso tutto me stesso. Quanto mi trovo davanti ad una tela non penso a nulla, ma sento come se la mia anima si elevasse. Da due anni ho iniziato anche a scolpire e principalmente lavoro il legno di castagno. Tutti i miei lavori mi fanno sentire un tramite tra il mondo intellegibile e quello terreno: l’amore verso Dio è il mio fine e la mia meta”.

Che cosa vuoi comunicare nelle tue opere?

“Sono l’artista del colore e della diversità, mi piacciono la natura e i suoi colori e nel disegno prediligo uno stile nuovo, unico e particolare basato sulla materializzazione di concetti astratti sul mondo del non visibile con un’istintiva creazione, in un armonioso legame di figure e simboli in movimento nello spazio e nel tempo in un certo equilibrio”.

 

A chi ti ispiri?
“Mi dicono che il mio stile è a metà tra Picasso ed Escher, ma sinceramente non mi ispiro a nessuno. Sono autodidatta e non conosco né grandi artisti, né grandi opere..mi è sempre venuto tutto da dentro, dal mio cuore. Personalmente prediligo la tecnica ad olio su tela, ma adopero anche la matita, la tempera e l’acquarello”.

Parlami della tua malattia.

“Ho avuto i primi sintomi nel 2006 e mi hanno diagnosticato la Sclerosi Multipla. Nel mio caso ha colpito principalmente il sistema respiratorio, ma non ne ho voluto fare un dramma: ho accettato la malattia ed ho cercato di mutarla in qualcos’altro”.

 

Quindi il tuo male non è stato un ostacolo per il tuo lavoro?
“No, non lo è mai stato. Ho sempre fatto in modo che non fosse un limite, ma una forza da mettere nelle mie creazioni”.

 

C’è stato un momento in cui hai pensato di dire “basta”?
“Mai. È parte di me, come potrei vivere se non facendo questo?”

 

Cosa consigli a chi soffre della tua stessa malattia e non riesce a comunicare come te?
“Il consiglio che sento di dare a chi come me soffre di questa malattia è di avere una speranza. Non arrendersi mai e di credere in qualcosa. Io credo in Dio e nel suo amore, ed è questa fede che mi dà la forza e la voglia di comunicare attraverso i miei lavori”.

In tutti i tuoi quadri ricorrono immagini di teste. Perché?

“Quando avevo dieci anni ebbi la bronco polmonite e mi ricoverarono all’ospedale di Tivoli. Lì feci amicizia con una bambina che, a causa di una malattia, aveva la testa enorme rispetto al corpo molto esile. Facemmo subito amicizia e ricordo con gioia il nostro rapporto così puro e genuino. Dopo qualche tempo io guarii e mi dimisero, lei non ce la fece. Da qual momento non l’ho mai dimenticata ed è proprio per ricordare lei e
la sua semplicità che rappresento in ogni mia opera delle teste: celebro lei, una bimba con una grande testa e, soprattutto, un grande cuore”.

 

Cambieresti qualcosa della tua vita?
“Non cambierei assolutamente nulla, non voglio essere diverso da come sono. Anche la sofferenza è parte di me e invece di vederla come un limite, ho deciso di superarla e trasformarla in estro, energia e soprattutto Amore. Le mie creazioni sono messaggere della mia anima e il mio intento è offrirle agli altri, e riuscire a comunicare a tutti il Bene”.

 

Hai altre passioni oltre all’arte?
“Oltre all’arte, mi piace la lettura. Il libro che consiglierei è “Balla coi lupi” di Michael Blake. Per quanto riguarda la tecnologia invece sono sempre stato disinteressato, rifuggo davanti al materialismo: la mia vita è basata sulle passioni e sulla spiritualità. Non ho bisogno di nient’altro”.

Claudia Pede

Condividi l'articolo:
LEGGI ANCHE  TIVOLI - Ma quale Ferragni! E’ Leila la Top Influencer di Instagram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.