Guidonia – Colle Fiorito in festa per i 105 anni di nonna Maria

“Ho tribolato tanto, ma ho guadagnato qualche soldicchio e ho fatto ‘sta baracca”.

La “baracca”, come la chiama lei, è una casa a due piani in via delle Campanule 1, a Colle Fiorito, e vi abita dal lontano 1955.
Praticamente ieri per chi, come Maria D’Angeli, è venuto al mondo il 21 settembre del 1908, una data speciale con una festa speciale, almeno da cinque anni a questa parte, da quando cioè è entrata nel guinness dei primati, conservando una forma perfetta e una mente lucida.
Così sabato scorso i familiari le hanno donato un evento ancora più indimenticabile, invitando allo storico traguardo dei 105 anni anche il sindaco Eligio Rubeis, praticamente un suo conterraneo. Sì, perché se Maria D’Angeli è originaria di Leofreni, a due passi da Pescorocchiano, il primo cittadino arriva da Sant’Anatolia, dove la “nonna” di Colle Fiorito vanta più di qualche parente che non vede da tempo.
A Eligio, che l’ha omaggiata con un mazzo di fiori, Maria non ha perso l’occasione di ribadire che i soldi non vanno spesi inutilmente, raccontando tutti i sacrifici fatti insieme al compianto marito Angelo Di Bonaventura.
Concetti che conoscono molto bene i suoi sette figli – Giovanni è scomparso – che ogni 21 settembre si ritrovano affettuosi attorno a lei mentre spegne le candeline: Domenico, Anna, Ivana, Lisa, Rosa, Clara ed Eva, senza contare i 20 nipoti, i 32 pronipoti e la sfilza di figli dei quali è trisavola.
Insomma, una cerimonia da record per una donna da record. Ma qual è il segreto di una delle donne più longeve della città? Una donna seconda soltanto a Michelina Nigro di Villalba, 107 anni compiuti a maggio, e tra i primi al mondo dopo la giapponese Misao Okawa, 115 anni, e il siciliano Arturo Licata, 111.  
Lei dice di “dovere tutto a Gesù che gliela manda”, ma forse il segreto di tanta salute sta nell’aver dedicato la vita alla famiglia e al lavoro, nell’aver fatto una vita contadina coltivando campi, per poi raggiungere Roma in autobus e andare a lavare panni e lenzuola in una clinica della Capitale, riuscendo a superare il dolore per la morte del marito ancora giovane e quella del figlio Giovanni alla soglia dei cent’anni.
“Il passato me lo ricordo ancora molto bene – ha detto nonna Maria, sfoggiando un paio di orecchini donati dalla figlia Clara, l’unica che vive a Reggio Emilia – Il futuro? Sarà quello che Dio vuole”.

Marcello Santarelli

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