Sospeso il centro d’accoglienza di Settecamini? Decide il Viminale

 

Per accogliere nel migliore dei modi le migliaia di richiedenti asilo che stanno raggiungendo la Capitale, e dintorni, servono diversi fattori. Il contesto sociale in cui sorge un centro Sprar, è determinante. Quello di pronta apertura a Settecamini in via Quintiliolo, fortemente contestato dai residenti perché “aumenterebbe il degrado già presente” per ora resta sospeso. La posizione del Comune di Roma appare chiara: “Si reputa non più idonea l’apertura del centro perché difficilmente realizzabili i progetti di inclusione sociale ed integrazione dei richiedenti protezione internazionale e titoli di protezione umanitaria destinati ad essere ospitati”.

 

La lettera della Cutini

Questa è parte della missiva a firma dell’assessore alle Politiche sociali del Campidoglio, Rita Cutini, inviata agli enti responsabili. Tra gli altri, al dipartimento libertà civili ed immigrazione del ministero dell’Interno e al Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo di via Quattro Fontane. Quello che in pochi sanno, è che da questa lettera si avvia un verifica da parte del dicastero stesso, per accertare tali condizioni, e per avviare o meno la sospensione definitiva. Il centro a Settecamini non si farà? È tutto da vedere.

 

La valutazione

“Certo, per noi è fondamentale che gli ospiti possano integrarsi con il territorio in cui vivono in attesa dell’accertamento per la concessione dello status di rifugiato politico – spiega Maria Silvia Olivieri del Servizio centrale Sprar -, la decisione finale è a discrezione del Viminale che terrà conto delle indicazioni dell’ente ed avvierà una valutazione del caso, ma già in passato ci siamo trovati a dover decidere di avviare un progetto che appariva difficile, riuscendo ad interloquire con la cittadinanza”.

 

Un quartiere in festa

Ma aldilà di questo passaggio obbligato “ai piani alti”, i residenti di Settecamini si godono la vittoria. Dopo le numerose manifestazioni, nel quartiere e sotto gli uffici della Cutini, la posizione del Comune è comunque una conquista. Ma per un centro che “chiude”, ce né già un’altro pronto all’uso: “Abbiano un centro vuoto in via del Frantoio che potrebbe sostituire quello di Settecamini se effettivamente non si farà. Quindi a noi cambia poco”, dice Caudio Bolla, presidente del consorzio di cooperative che gestisce gran parte dei centri di Roma.

 

Responsabilità del Comune

“Quello che però ci lascia perplessi – continua Bolla -, è che questa vicenda crea un precedente davvero pericoloso. La prossima volta rischia di essere contestato un centro per chi non ha fissa dimora, oppure una struttura per malattie mentali”. Bolla resta comunque in attesa della decisione ultima sul centro, rilanciando le responsabilità direttamente al Campidoglio: “Noi siamo andati avanti con questo progetto perché disponiamo di tutte le certificazioni utili – dice -, a questo punto chiediamo che sia il Comune stesso ad effettuare una mappa della città dove poter istituire queste strutture”.

Veronica Altimari

 

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