Il Fonte Nuova retrocede, ma i tifosi festeggiano per i sette anni di Eccellenza

I tifosi non sono più quelli dei tempi d’oro, che venivano allo stadio di via Gioberti a sostenere la polisportiva Tor Lupara e i colori rossoblu.

tifo tor lupara2Eppure dalla pagina Facebook de “La voce rossoblu” hanno lanciato un appello a venire in massa per quest’ultima partita della stagione e festeggiare insieme.
A lanciare il tentativo di mobilitazione, due storici tifosi: Giulio Amadio, 36 anni che lavora nel vivaio di famiglia sulla Nomentana, e Daniele Gaccetta, 35 anni, che lavora nel settore trading e commercio di metalli preziosi.
Da quanto seguite la squadra?
G. Tifo la Torre da sempre, dal 1993.
D. Ininterrottamente dal ‘98.
Come è nata la passione per il tifo?
G. È nata dalla prima volta che misi piede al via Gioberti e lì scoccò la scintilla per l’amore di questa squadra. I colori rosso blu ti prendono. Ricordo quando vidi la gente riempire le gradinate negli anni 90, per gli altri era difficile giocare qui.
D. Nasce da bambino. Andavo anche a vedere la Lazio, poi un giorno per caso andai al campo sportivo di Tor Lupara e vidi tantissima gente. Per curiosità tornai altre volte e da allora capii che la squadra della mia città veniva anche prima della Lazio. La prima volta che misi piede a via Gioberti credo fosse il 1990 o ‘91 non ricordo bene, ma la squadra ho cominciato a seguirla assiduamente dal 1998. Guarda caso anche quell’anno ci fu una retrocessione. Ma ormai negli anni si è un po’ perso quel senso di appartenenza.
L’anno più bello?
G. Quasi tutti gli anni della squadra allenata da mister Ceccacci, perché c’era un’unione di intenti comune tra noi e la  squadra.
D. L’anno più bello non dico quello del ritorno in Eccellenza nel 2009, ma quello successivo. È stata una stagione indimenticabile. Ci davano già per retrocessi e invece alla fine del girone di andata eravamo quarti in classifica. Abbiamo battuto compagini come il Formia e la Cavese. Era un girone difficilissimo.
Che valutazione date a questa stagione?
G. È la fine di un sogno chiamato Eccellenza.
D. Su quest’anno c’è poco da dire. Una retrocessione quasi annunciata. Si è sbagliato sapendo di sbagliare. Non contestiamo la parte finanziaria, poichè non ci compete. Contestiamo una gestione sportiva assolutamente non all’altezza. L’Eccellenza è un campionato competitivo e noi rappresentiamo un comune di circa 33 mila abitanti. Non possiamo fare certe figure contro paesi che sono neanche la metà del nostro. Capiamo che di soldi in giro non ce ne sono molti, non siamo stupidi, ma qui sono stati spesi alla fine e male. Mancano persone competenti di pallone. Ormai è andata cosi quest’anno.
Quanti tifosi seguono la squadra in casa e in trasferta?
G. In casa ormai siamo rimasti in ben pochi, a volte (diciamo spesso), la gradinata è occupata dai tifosi ospiti.
D. Quest’anno pochissimi in casa. Siamo rimasti 4 o 5, mentre le trasferte non le facciamo più da gennaio 2015 per disparati motivi.
Vi riconoscete nel nome “Fonte Nuova” o vi sentite ancora “Tor Lupara”?
G. Noi siamo torluparesi fieri di esserlo e non ci riconosciamo in Fonte Nuova.
D. Noi siamo e saremo sempre Torluparesi, ma nonostante ciò abbiamo continuato a seguire la squadra anche dopo il cambio di nome.
Quale giocatore negli anni ha incarnato meglio lo spirito dei tifosi?
G. Un Tor luparese doc come Andrea Palmerini a cui auguro di tornare presto a casa, poi Mirko Santoni cuore e polmoni, torluparese doc anche lui. Gabriele Giuseppucci era uno che per la Torre e per la maglia lottava e sputava sangue.
D. Gabriele Giuseppucci, DarioVicale, Andrea Palmerini e Mirko Santoni. Senza fare torto a tutti quelli che hanno vestito questa maglia.
Il più forte?
D. Alberto Fontinovi e Damiano Mereu.
G. Anche per me. Due mostri di bravura e due bravi ragazzi.
Perché avete deciso di organizzare quest’ultima festa e per il primo maggio? Cosa farete?
G. Abbiamo organizzato questo evento per dimostrare a qualcuno che lo spirito di chi ama la Torre è forte. Per dimostrare non solo a parole, ma soprattutto con i fatti, chi ama sul serio questi colori.
D. Quello che abbiamo in mente, crediamo sia un atto dovuto soprattutto verso chi ha a cuore questi colori. Se dobbiamo retrocedere, vogliamo farlo come diciamo noi. Ovvero tifando.
Che aspettative avete per i prossimi anni?
G. Le prospettive sono buie.
D. Sulle prospettive future onestamente ancora si sa poco. Qui è stato un fallimento sportivo. Per prima cosa andrebbe ricreato un seguito e anche l’entusiasmo.
In che modo?
G. La squadra è il simbolo della città siamo al disastro di entrambe.
D. Cercando di coinvolgere i ragazzi. Organizzare qualche iniziativa per farli avvicinare alla squadra della loro città, ma serve una dirigenza appassionata e che abbia voglia di fare questo.
Fino a 15-20 anni fa era normale andare a seguire la squadra del proprio paese la domenica. Oggi non più. Perché? È colpa dell’indigestione di calcio in tivvù o non c’è più  il senso si appartenenza?
G. Manca l’appartenenza è soprattutto la voglia dei ragazzi più piccoli di appassionarsi a qualcosa.
D. I fattori siano diversi, ma credo che sia un problema di appartenenza. Questa città è distaccata dalla squadra. Di sicuro non è un problema di compatibilità con il calcio che conta, perché qui si gioca di mattina.

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Fabio Orfei

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