L’intervista: “Non servono soldi, ma il coraggio Ecco come girare il mondo”

IMG 0533E di paesi ne ha visti parecchi, soprattutto in Sud America a cui è particolarmente legato. Una filosofia del viaggio che punta a cogliere le peculiarità delle diverse culture. Una sorta di sfida al confronto accompagnata da una sana attitudine verso la scoperta di nuovi usi. Parlando cinque lingue è una figura di viaggiatore in grado di adattarsi ad ogni situazione, e capace di trovare online occasioni poco conosciute per organizzare lunghi viaggi low-cost, che diventano così opportunità aperte a tutti. Nel 2014 parte come volontario per aiutare i bambini del centro anti-violenza di Trujillo, in Perù, a cui cucinava ogni giorno ricette italiane. “Il sorriso di quei bambini è stato un arricchimento interiore e un insegnamento di vita”. Spesso lontano da casa senza troppi comfort e con pochi soldi in tasca, ci racconta in che modo è cambiata la sua vita con questo enorme bagaglio d’esperienza che ha costruito viaggio dopo viaggio.

IMG 2015Mi parli dei suoi viaggi…
Fin da piccolo, sono “cresciuto sugli aerei” in quanto mia madre mi ha portato ogni anno a New York. Ho sempre avuto un’abitudine alla “doppia identità”, a viaggiare parecchio e vedere posti diversi. A venti anni sono stato un anno in viaggio tra Florida e Sud America dove sono passato per Argentina, Uruguay, Bolivia, Perù e Brasile. Poi sono tornato in Italia, mi sono diplomato e sono ripartito per NY dove sono stato due anni, fino al 2010. Nel 2011 mi sono trasferito sei mesi a Berlino e a ottobre 2014 sono tornato in Sud America dove sono stato fino a qualche giorno fa.

IMG 1593Lavorava durante i suoi viaggi?
Sempre. Ho cominciato a fare esperienze di lavoro all’estero nel vivaio di mio nonno, a New York. Poi ho capito che le piante non facevano per me ed ho imparato a cucinare. Parlando molte lingue non ho mai avuto problemi a trovare impieghi più o meno duraturi. A NY, al famoso ristorante “Gattopardo”, arrivavo a guadagnare fino a 1200 dollari a settimana. Non prendevo molto di fisso ma il venti percento su tutti i conti andava ai dipendenti, per legge. A Miami ho lavorato moltissimo, come pure durante il mio ultimo viaggio. A Lima, in Perù, ad esempio ho lavorato come cuoco. Spesso proponevo cucina italiana rivisitata in un contesto internazionale. In Perù sono anche finito su alcune riviste di cucina.

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Viaggiare così è possibilità aperta a tutti?
Sicuramente. Nel mio ultimo viaggio stavo partendo con venti euro, poi i miei genitori mi hanno dato qualcosa in più. Oggi internet offre molte possibilità, si possono conoscere persone disposte ad ospitare in cambio di qualcosa, come lezioni di cucina, di lingua. Oppure si può ricevere vitto e alloggio in cambio di lavoro. Mi ero organizzato in questo modo per partire a Lima. La cosa necessaria è il coraggio. Non bisogna aspettare di avere tutto apparecchiato.

IMG 1732Quale necessità si cela dietro ai suoi viaggi?
Penso di essere sempre stato interessato alle diverse culture. Crescere con una doppia cittadinanza e con genitori di paesi diversi significa crescere con due modi differenti di vedere il mondo e di interpretare le cose. Ho sempre avuto interesse al modo di vivere di altri popoli. In America del sud sono latini e molto simili a noi, hanno la  nostra stessa apertura e con loro mi trovo a mio agio, ho detto “ci posso vivere”.
Nei viaggi cerca un rapporto con le persone provando ad inserirsi nel tessuto sociale?
Proprio così, sono un “viaggiatore lento”. Mi stabilisco qualche tempo, trovo lavoro e resto lì il necessario per capire e imparare da quella cultura. E’ stata una filosofia molto istintiva, non qualcosa di programmato.

Quando viaggia ritrova sé stesso?
Trovo il mio stesso obiettivo. Spesso le preoccupazioni e il lavoro che non piace portano le persone a condurre una vita che non soddisfa e che non è loro. Per questo è importante, secondo me, il distacco. Allontanarsi dalle proiezioni e dal futuro che gli altri vedono per noi e trovare la propria strada. Scoprire chi sei veramente.

Ci racconta un aneddoto particolare di qualche viaggio?
Ricordo un signore di Lima che portava il taxi. Gli mancava una gamba e mi sembrava fenomenale, a stare tutto il giorno in macchina nel caos di una megalopoli con milioni di abitanti. Si arrangiava per la sua famiglia senza pensarci due volte. Mi ha fatto riflettere.

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IMG 1345L’insegnamento che ha tratto dai suoi viaggi?
Quello di non giudicare troppo in fretta. Mai puntare il dito ed affrettare giudizi su chi viene da culture differenti. Spesso mi sono trovato ad essere l’outsider e ho sentito sulla mia pelle cosa vuol dire essere il diverso, il “gringo, il bianco”. Addirittura ho provato cosa significa sentirsi dire “torna al tuo paese”, non te lo aspetti. Altro insegnamento l’ho avuto dai bambini del centro anti-violenza di Trujillo, in Perù, dove ero andato volontario. Cucinavo per loro ricette italiane, erano abituati a mangiare sempre riso. Arrivai lì frustrato, ero in un brutto periodo. Loro mi hanno ridato il sorriso accogliendomi con un’emozione unica. E’ stato una vera crescita vedere bambini senza famiglia, vittime di violenza che erano più felici di me.

I suoi genitori hanno spinto questa sua ricerca personale?
Indubbiamente hanno avuto timore, soprattutto all’inizio, finché non hanno notato che me la sapevo cavare molto bene. I miei genitori hanno viaggiato tramite me, hanno visto con i miei occhi realtà lontane e culture diverse, l’arricchimento c’è stato anche per loro.

Consigli per giovani del territorio?
Iniziare davvero a vivere il territorio e collegarsi con gli altri. Bisogna conoscersi, confrontarsi, capirsi. Manca un sentimento di comunione, abbiamo tutti molte cose in comune ma dobbiamo parlarci. Cercare insieme di creare legami e dare valore alle relazioni sociali. E ovviamente di viaggiare molto.

Si sente una persona libera?
Non completamente. Il lavoro e l’aspetto economico purtroppo è ancora oggi una componente troppo forte della nostra società. E il motivo per cui molti si costringono su uno sgabello per quarant’anni senza accorgersi che la loro vita scivola via.

di Vittorio Moriconi

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