Claudio e Stefania sul tetto d’Italia Sono i più bravi in cinque specialità

S: “Ho mosso i miei primi passi di ballo quando avevo solamente 5 anni. All’epoca avevo iniziato con la danza classica, per poi scoprire il fascino dei balli latino americani. Ho danzato su qui ritmi fino ai miei 18 anni d’età, quando ho dovuto smettere a causa del mio compagno di ballo di allora, che ha chiuso con le competizioni e con il ballo. A quel punto ho lasciato il ballo e sono uscita da questo mondo per dieci lunghi anni.”
Entrambi avete avuto un periodo di inattività, come mai avete deciso di tornare a danzare?
C: “Non lo so nemmeno io di preciso. Probabilmente perché è una passione che poteva risolversi solamente recuperandola. In cuor mio forse non ero soddisfatto di aver abbandonato il ballo. Quando si inizia da piccoli a fare certe cose, diventano passioni che non ti lasciano più. Inoltre io sono sempre stato affascinato dalla musica. E proprio la musica è una parte fondamentale del ballo.”
S: “A novembre del 2017, tramite il mio compagno Valerio, ho conosciuto Claudio Casavecchia, che è il fratello della zia di Valerio. All’epoca cercava una ballerina e mi propose di ballare assieme. E’ stato come un richiamo lontano. Ho accettato e sono tornata a ballare da quel mese, dopo quasi 15 anni di completa inattività.”
Ballate assieme da otto mesi soltanto, eppure le soddisfazioni non sono mancate. Com’è stato il percorso prima di Rimini?
S: “Abbiamo partecipato a un po’ di competizioni dove siamo riusciti a vincere. In altre ci siamo piazzati tra i primi venti – trenta. La strada per arrivare a Rimini è stata lunga e piena di sacrifici, anche perché entrambi svolgiamo dei lavori primari e non facciamo questo di professione, ma per passione.”
Veniamo proprio alla vostra vittoria di Rimini. Com’è andata e quali emozioni avete provato quando avete capito che quel primo podio era il vostro?
C: “Due anni fa, con un’altra ballerina e partecipando a una categoria d’età più bassa, ho fatto il campionato ed era andata benino. A Rimini invece ho provato un po’ di stupore. Le ultime due eliminatorie ci proiettavano o per il secondo o per il terzo posto. Ma al momento della finale abbiamo dato il massimo e siamo riusciti a convincere i giudici. E io quel primo posto non me l’aspettavo. Sono rimasto stupito e soddisfatto allo stesso tempo. Specialmente ripensando ai grandi sacrifici che facciamo per poter ballare.”
S: “Dopo otto mesi di ballo assieme, diventare campioni Italiani della nostra categoria, ed essere promossi a quella successiva, è stata una sensazione fortissima. All’inizio ero veramente incredula. Quando ho realizzato cosa fosse successo, ho abbracciato Claudio e gli ho detto che ce l’avevamo fatta. E’ stato qualcosa di inenarrabile e ho voluto dedicare questa vittoria a chi ha creduto in me: al mio compagno Valerio e a mia madre che ha creduto tanto in me, senza mai smettere e senza dirmi mai di fermarmi.”
Martinelli, la soddisfazione maggiore sta nella vittoria o nell’intero percorso che vi ha condotto al podio?
S: “Penso che il fulcro della soddisfazione si trovi nel percorso di preparazione: ogni volta che tornavo a casa dopo aver ballato, anche se qualcosa non era andata bene, ero soddisfatta, perché mi sentivo carica e volevo fare meglio il giorno successivo. Il giorno dopo vedevo il miglioramento e questo mi dava soddisfazione. In questo viaggio, anche se ci sono stati momenti di abbattimento, ho sempre trovato la forza di andare avanti.”
Casavecchia, esercitandovi su tanti generi diversi, i vostri allenamenti devono essere molto intensi. Quali sono i sacrifici di un vero campione?
C: “Probabilmente tornare a casa tardi e dormire poco. Noi ci alleniamo la sera, dalle 20 alle 22, dalle due alle tre volte a settimana. Io torno dagli allenamenti con l’adrenalina, quindi fatico anche a prendere sonno, finendo per dormire anche 5 ore a notte. La fatica e la stanchezza, a cui si aggiunge anche il lavoro, sono il prezzo da pagare.”
Cosa vi trasmette il ballo?
C: “Primo di tutto armonia. A me la musica ha sempre dato tanto e senza di lei non potrei praticare nessuno sport. Anche quando mi alleno in palestra, con le cuffie sento la musica e senza non potrei stare. L’insieme di musica e passi mi da quell’energia in più. Mi emoziona. E’ l’emozione che mi spinge a essere più forte e grintoso. E questo si lega con l’armonia, perché è meraviglioso quando i suoni e i passi coincidono.”
S: “Sento la libertà di esprimermi attraverso il mio corpo. E con esso cerco di esprimere la gioia che si prova a ballare. Quando danzo non penso ai piccoli e ai grandi problemi. Abbandoni tutto. Pensi solo a ballare e a migliorare ogni giorno di più, affinché ogni passo riesca al meglio. Mettere poi assieme due copri che si muovono è un impegno costante. Ci vuole tanta volontà e passione.”
Che cosa vi sentireste di consigliare a chi, come voi, volesse riprendere il ballo dopo tanti anni di fermo?
C: “Molte persone pensano: ormai sono vecchio, ho messo qualche chilo di troppo, non vale la speranza di iniziare. Nel mio caso non so bene perché ho deciso di ricominciare. Forse perché non mi sono abbattuto. Altre persone, indubbiamente, hanno delle esigenze diverse. Ma la più grande lezione è che per raggiungere un risultato, ci vogliono sempre tanti sacrifici.”
S: “I sogno vanno sempre assecondati e bisogna cercare di realizzarli. Se il sogno è quello di ballare, si deve cercare in tutti i modi di realizzarlo. Anche dopo 10 anni, mai arrendersi nella ricerca di un ballerino. Se una cosa piace, il tempo si trova. E’ inutile crogiolarsi parlando di tempo e lavoro. Sono solo scuse. Se una cosa la si vuole, la si fa. Come dice il detto: volere e potere. Me ne sono resa conto guardando il campionato SAl dove c’erano anche persone anziane, oltre i 65 anni. Questo insegna che per ballare non serve un’età. Ballare da vita, gioia ed è una sana attività fisica.”

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di Eugenio Nuzzo

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