Monterotondo – Cappuccini, un anno fa l’incendio fin sotto casa: “Rischio ancora alto, non solo per la Torre Radio”

A creare apprensione nelle famiglie del civico 21 è soprattutto la proprietà antistante appartenente alla Marina Militare, quella in cui aveva sede la torre radio. Dopo l’incendio del luglio 2017 -di cui resta come segno indelebile lo scheletro solitario di un casolare bruciato- l’erba è ricresciuta, alzandosi di un metro e mezzo, senza che nessuno venisse a potarla. Un’incuria, quella del verde incolto, che oggi crea non poche preoccupazione nei residenti, poiché la vegetazione è vista come un potenziale combustibile per nuovi incendi.

Trattandosi però di un ex caserma, a chi spetta il compito di fare manutenzione o, in caso, di sollecitare a intervenire chi di competenza per prevenire situazioni di rischio?
“I Carabinieri di Monterotondo ci hanno detto che le caserme dismesse sono competenza dei comuni” –ha spiegato a Tiburno Salvatore Germinario che ha segnalato la situazione di pericolo- “Saputo questo, venerdì 20 luglio abbiamo consegnato un esposto protocollato al Comune di Monterotondo. Abbiamo chiesto un intervento immediato per il rispetto dell’ordinanza sindacale del 28 maggio 2018, chiedendo che venga imposto all’ufficio di competenza della marina militare l’urgenza alla pulizia e al taglio delle erbacce, all’interno dell’ex caserma, per impedire il manifestarsi di incendi. Noi siamo preoccupati che quanto accaduto l’anno scorso possa riaccadere. Chiediamo all’amministrazione un intervento immediato per rispettare l’ordinanza e farla rispettare.”
Eppure, secondo la famiglia Germinario-Vagnoni, fino a qualche anno fa qualcuno si presentava per pulire la proprietà incolta e operare la manutenzione. Poi, dopo l’anno scorso, a detta dei residenti, più nulla.

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“E oggi la situazione della caserma è pessima” –aggiunge Viviana Vagnoni, moglie di Salvatore Germinario- “l’anno scorso l’erba è stata tagliata e abbandonata lì, mentre quest’anno è altissima. Qui è pericoloso per tutti quelli che abitano e confinano attorno alla proprietà della Marina. E noi abbiamo paura.”

La casa in cui vive la famiglia Vagnoni-Germinario esiste dal 1954, hanno in cui la madre di Viviana Vagnoni –oggi anziana e ancora residente nell’abitazione- decise di costruirla. Attualmente nella costruzione vivono quattro famiglie, tra pensionati più che sessantenni e qualche nipote in visita, per un totale di 10 persone. Persone dall’età sensibile, che nel 2017 si sono ritrovate il fuoco quasi dentro casa. E che oggi vivono con i tubi dell’acqua srotolati in giardino, pronti a difendersi in caso di una nuova emergenza improvvisa.

“Abbiamo corso grossi rischi con l’incendio partito dalle Fornaci – spiega Salvatore Germinario – E posso dire che a Monterotondo un incendio così non si era mai verificato. Noi cercavamo di spegnere le fiamme con i tubi dell’acqua del giardino poiché ormai erano arrivate alla torre radio. E poco dopo è partito un secondo incendio. Questa volta dietro casa, dalla zona Cappuccini Nomentana. Siamo stati tutti malissimo. Io, in quel momento, non ho pensato a salvarmi, ma a salvare la mia casa. Io e mio cognato lottavamo con il fuoco, mentre la mia famiglia era stata evacuata. C’era fuoco e fumo ovunque e in quel momento non riesci a capire se salvare te stesso o la casa. Quando è partito il secondo incendio fortunatamente i Carabinieri mi hanno portato via a forza da lì. Solo i pompieri e gli elicotteri hanno saputo domare l’incendio. Ma solo a notte fonda l’allarme è rientrato.”

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Il problema incendi non riguarda solo la Torre Radio.

“Qui ci sono terreni incolti e comparti edificabili per qualcosa come 16.000 metri quadri – aggiunge il residente – La maggior parte sono abbandonati a se stessi e, in questo periodo, se non curati, possono essere molto pericolosi. Riguardo l’ex Torre Radio, fino a qualche anno fa c’erano due responsabili, non della caserma, che venivano a controllare l’area. Uno abita a Monterotondo e l’altro a Tor Lupara. Oggi però non si vede più nessuno. Come mai? E chi si deve occupare di intervenire per mettere in sicurezza quest’area? I comuni che ruolo ricoprono in questi casi? Noi vorremo saperlo, per capire chi debba intervenire. A noi, al momento, non resta che vivere con i tubi d’acqua già distesi in giardino per la paura.”

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