TIVOLI – Omicidio in frutteria, l’assassino di Said recluso in struttura psichiatrica

Il Giudice prende atto della relazione dei medici di Rebibbia su Ahmed Badr: “Delira, psicosi schizofrenica di tipo paranoide, non è consapevole di essere malato e rifiuta i tranquillanti”.

Le sue dichiarazioni davanti ai magistrati avevano già lasciato più di un dubbio: in aula confidò di sentire rumori e che qualcuno gli aveva infilato delle microspie nelle orecchie.

Dopo due mesi di reclusione in cella a Rebibbia è oramai certo che è compromesso lo stato di salute mentale di Ahmed Badr, il ragazzo egiziano di nemmeno vent’anni che lunedì pomeriggio 29 giugno ha ucciso a coltellate il 28enne connazionale El Said Abdelsalam Abdelbaky Elkoumy davanti al suo negozio “L’Angolo della Frutta” di via Sardegna a Villa Adriana.

Per questo lunedì 17 agosto il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli Antonio Ruscito ha disposto che l’assassino di Said venga assegnato senza ritardo ad un istituto o sezione speciale carceraria per infermi e minorati psichici e che il Dap relazioni mensilmente in ordine alle sue condizioni psichiche. Il provvedimento è stato emesso col parere favorevole del pubblico ministero titolare delle indagini Giuseppe Mimmo a fronte della relazione del Dipartimento di Salute mentale penitenziario all’esito del periodo di osservazione di Ahmed Badr, 20 anni da compiere il primo ottobre prossimo. I medici, nel formulare una diagnosi di psicosi schizofrenica di tipo paranoide, hanno richiesto al Tribunale di Tivoli l’assegnazione ad un reparto per minorati psichici, oppure ad un’articolazione per la tutela della salute mentale o in alternativa un ricovero presso struttura terapeutico riabilitativa extracarceraria.

Lo stesso servizio psichiatrico del carcere di Rebibbia ha certificato un atteggiamento fatuo da parte di Ahmed Badr, di delirio di influenzamento somatico e di allucinazioni uditive, con forma del pensiero povera e contorta, con tono dell’umore congruo alle tematiche deliranti del pensiero e con assenza di consapevolezza di malattia, oltre che dell’accettazione di terapia con finalità ipnoinducente. Dubbi sulle condizioni di salute mentale dell’assassino di Said erano sorti allo stesso pubblico ministero che dopo l’interrogatorio di garanzia del 3 luglio aveva richiesto l’incidente probatorio per verificare la capacità del ragazzo di stare in giudizio oltre a quella di intendere e di volere al momento del fatto.

Si tratta di un atto istruttorio fondamentale nell’inchiesta che lo vede indagato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione: se fosse accertata la sua incapacità sarebbe condannato a dieci anni di reclusione in una struttura psichiatrica.

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