Scade tutto come lo yogurt, anche il Censis 

“Ansia e paura”, la prevedibile rappresentazione degli italiani data dall’istituto di ricerca che venerdì 4 dicembre ha presentato il suo rapporto

Sempre più precarie la speranza e la proiezione verso il futuro. Cresce il divario tra i ricchi e i poveri. “E grazie … !” Viene da replicare.
Sorprende un po’ il fatto che calino le nascite nonostante la clausura. I nuovi nati, infatti, sono il 26,1% per cento in meno rispetto a dieci anni fa, e con la prospettiva di scendere addirittura sotto quota 400 mila nuovi nati in questo 2020.
IL Censis è al cinquantaquattresimo rapporto sulla situazione sociale del paese e nell’edizione di quest’anno che solitamente arriva in questi giorni il paragrafo relativo al rapporto con la salute era particolarmente atteso. A fare la presentazione il direttore dell’istituto di ricerca, Massimiliano Valerii.
La raffigurazione che dà del paese però appare meno brillante di quanto il Censis ha fatto nelle sue precedenti edizioni. L’immagine ritrita della “ruota quadrata che non gira e avanza a fatica” poteva risparmiarsela ma per scarsa originalità.
Il direttore del Censis parla di “status quo a cui gli italiani erano ormai abituati: la temuta caduta c’è stata, il salto verso il basso è iniziato e non si sa quanto durerà”. E anche qui non c’era bisogno del Censis per sentirlo.
Ma tra tutti, emerge il dato significativo che riguarda le tanto menzionate libertà personali. Secondo il Censis il 57,8% degli italiani dice di “essere disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa“. E ancora: il 79,8% degli italiani è favorevole ad aumentare o almeno a non allentare le restrizioni in vista delle feste di Natale.
Ma il resto è aria fritta: il fatto che l’epidemia ha solamente scoperto delle arretratezze presenti nel nostro sistema e finora solo coperte è un concetto sbandierato da moltissimi. Prevedibile anche la reazione sull’annus horribilis. IL 2020 sarà ricordato come l’anno della “paura nera”, dell’Italia spaventata: “Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente in famiglia” scrive il Censis. “In questi mesi, il 77% ha visto modificarsi in modo permanente almeno una dimensione fondamentale della propria vita: lo stato di salute o il lavoro, le relazioni o il tempo libero”.
Poveri sempre più poveri: il 22% percepiscono un sussidio di emergenza. Aumenta la sfiducia. Nessuno sa affrontare il quadro emergenziale, è il sentimento diffuso. Ma è anche vero che gli aiuti dello Stato hanno raggiunto, pur con diversa funzionalità e precisione, il 75,4% degli italiani.
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