La scomparsa del pittore delle parole che sparigliò la musica

Il mondo dell'arte si inchina al mito e al genio di Franco Battiato

Francesco per l’anagrafe

Fu Giorgio Gaber, in un incontro del primo maggio 1967, a consigliare al cantautore siciliano di cambiare il nome in Franco, per non confondersi con Francesco Guccini.

E Franco fu. Spesso i geni vengono compresi dopo la morte ma, per Battiato, le eccezioni si sono moltiplicate in vita. L’autore di “Prospettiva Nevski”, poesia musicale di commovente armonia, ispirata alla rivoluzione russa alla “grazia innaturale” di Nizinskij, il più rinomato della danza classica, e di “Povera patria”, un atto di accusa feroce e durissimo del 1991 contro “i perfetti e inutili buffoni del potere”, non potevano non consacrarlo in vita.

Oggi gli artisti rendono omaggio alla grandezza di un collega che scombussolò tutti i rituali musicali, mischiando ritmi popolari, percussioni asiatiche, nenie arabe, ricercatezze poetiche che in un mosaico di parole spesso surreali, audaci e accusatrici, scomode e intime, sempre alla ricerca dell’anima perduta.

LEGGI ANCHE  GUIDONIA - Veicoli abbandonati, nel 2023 la Polizia Locale ne ha rimossi 107

Per Dacia Maraini, Battiato possedeva l’istinto del pittore. Carmen Consoli lo ha ricordato con un fiocco nero su Instagram. Claudio Baglioni lo ha definito un mistero di bellezza e di poesia.

Per Laura Pausini, Battiato lascia un testamento di genialità in un mondo dove è padrona la mediocrità. E Gianni Morandi aggiunge che era un genio assoluto.

Lo sarà per sempre nei nostri pensieri.

Credits: rai.it

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.