L’ultimo saluto a Giovanni Falcone

Dietro il terribile attentato, seguirà la strage di via D’Amelio, c’è una nuova sigla: la Falange Armata.

In una nazione totalmente sotto shock, a Palermo il 25 maggio del 1992, si celebrano i funerali di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, vittime della Strage di Capaci. Gli attentatori fanno esplodere sul tratto dell’autostrada A29, alle ore 17:57, mentre transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice, la moglie e gli agenti di Polizia, sistemati in tre Fiat Croma blindate una bomba composta da 500 kg di tritolo. Dietro il terribile attentato, seguirà la strage di via D’Amelio, c’è una nuova sigla: la Falange Armata. Cosa Nostra come noto fino a quel momento, escluso l’attentato al magistrato Rocco Chinnici (1983) ideatore del pool antimafia, non ha mai utilizzato azioni terroristiche. Nei primi anni Novanta decide di cambiare la strategia utilizzando un metodo sicuramente non in linea con la tradizione mafiosa. Le sentenze dei processi hanno stabilito che le stragi del ’92-’93 sono state stragi di mafia, tuttavia sono state rivendicate dalla Falange Armata. Qualcosa non torna. Infatti se, come stabilito dalle sentenze, la mafia ha decretato il periodo stragista per attaccare lo Stato ed indurlo a scendere a patti, che senso avrebbe avuto la Falange Armata? Secondo il pentito Giuseppe Pulvirenti durante una riunione tra la fine del ’91 e gli inizi del ’92, si sarebbe deciso che: “si doveva prima fare la guerra allo Stato per poi fare la pace. Le azioni poste in essere in ossequio a tale disegno avrebbe dovuto es­sere rivendicate con la sigla della “Falange armata”.  Il motivo che spinge Cosa Nostra ad utilizzare una sigla eversiva nelle sentenze, non è spiegato. Né viene spiegato cosa sia e da chi sia formata la Falange Armata. Alcuni hanno intrecciato la vicenda con Gladio (l’organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale Stay-behind), che sarebbe stata scoperta dal Giudice Falcone quando l’apparato era noto solo ai vertici militari della Nato. In ogni modo, possiamo tranquillamente affermare che i drammatici eventi dei primi anni Novanta sono ancora oggi avvolti nel mistero.

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