Riapertura dell’anno scolastico con lo spettro della Dad

Obbligo vaccinale per docenti e personale della scuola. I presidi vogliono estenderlo anche agli studenti

Incognita trasporto pubblico

Sulla ripresa dell’anno scolastico aleggia lo spettro della didattica a distanza.

Il nuovo piano per l’avvio a settembre è pronto. Il ministro dell’Istruzione Bianchi, dopo gli incontri con i sindacati ed i presidi, lo presenterà domani alla conferenza Stato Regioni. L’obiettivo è quello di evitare ad ogni costo la Dad e, per farlo, la strada praticabile e inizialmente graduale sembra essere quella dell’obbligo vaccinale per tutto il personale scolastico.

I primi a chiederlo sono i presidi che si spingono oltre proponendo l’obbligatorietà anche per tutti gli studenti. Ipotesi tuttavia difficile da realizzare come difficoltoso è raggiungere un’alta media di immunizzati finora ferma al 13%. È necessario, infatti, il consenso dei genitori e il tempo a disposizione è poco.

L’alternativa sarebbe la Dad, avverte il presidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici. In pratica, secondo i presidi, chi è immunizzato potrebbe restare in classe, chi non lo è dovrebbe seguire da casa, soprattutto nelle ipotesi di focolai.

Il mondo della scuola, come sottolineato dal ministro Bianchi, ha finora reagito alla campagna vaccinale con responsabilità: gli ultimi dati dicono che solo il 15% dei docenti e del personale scolastico non è immunizzato ma le differenze sul territorio sono enormi con cinque regioni “maglia nera” guidate dalla Sicilia in cui la percentuale sale al 40%.

Per questo il responsabile all’Istruzione ha voluto lanciare un appello sui social: “Il vaccino è la chiave che la scienza ci ha fornito per tornare alla nostra normalità. Si tratta di un gesto semplice eppure potentissimo”, ha detto Bianchi.

Entro il 20 agosto tutte le regioni dovranno comunicare alla struttura commissariale i dati aggiornati su quanti siano i professori non ancora immunizzati. Subito dopo potrebbero scattare alcune iniziative mirate.

D’accordo con le vaccinazioni sono anche i sindacati che lo definiscono un dovere civico. Ma, per il ritorno in presenza, chiedono spazi e una soluzione al problema ancora irrisolto del trasporto pubblico.

 

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