L’afroamericano che ha sfidato i razzisti

Il primo ottobre, scortato dall'avvocato John Doar e dal capo del United States Marshals Service James McShane, Meredith si immatricola all'Università del Mississippi.

L’America è il paese delle opportunità perché, dicono, a tutti viene concessa una chance per diventare qualcuno. E’ il sogno americano. L’America è stato, molto probabilmente in alcune zone le cose non sono cambiate molto, una nazione profondamente razzista. Nonostante l’abolizione della schiavitù voluta fortemente dal presidente Abraham Lincoln anche nel Secolo Breve gli Usa mostrano il loro volto cupo. Accade il 20 settembre del 1962, quando James Meredith, un afro-americano, viene impedito l’ingresso all’Università del Mississippi. Il motivo? Ha la pelle nera. Il Governatore dello Stato, Ross Barnett, convinto segregazionista, è il primo ad opporsi e promuove manifestazioni a supporto dell’impedimento all’integrazione nell’università. La conseguenza sono violenti scontri. Il primo ottobre, scortato dall’avvocato John Doar e dal capo del United States Marshals Service James McShane, Meredith si immatricola all’Università del Mississippi e l’evento costituisce una pietra miliare nella storia dei diritti civili.

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FGI

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