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La ripresa (o ripresina…): c’è o non c’è?

Numeri e analisi contradditorie caratterizzano questi tempi di ripresa dei contagi, tanto da mettere in dubbio una “vera” ripresa e parlare di ripresina

La ripresa economica: ma c’è veramente? Secondo l’analisi lanciata oggi dall’Istat, l’economia internazionale procede su un sentiero di sostanziale stabilizzazione ma resta caratterizzata da andamenti molto eterogenei tra paesi e da un aumento delle pressioni inflazionistiche. In Italia, a novembre, registra l’Istituto nazionale di statistica, l’indice della produzione industriale ha mostrato un deciso incremento che segue l’aumento della produzione del settore delle costruzioni nel mese precedente. A novembre risulta migliorare nel suo complesso il mercato del lavoro con un aumento dell’occupazione e una riduzione della disoccupazione e dell’inattività. È vero, dice ancora l’Istat, che nel quarto trimestre dell’anno, vola verso l’alto la fiducia di famiglie e imprese, ma lo è anche l’accelerazione dei prezzi al rialzo e l’inflazione che li infiamma.

La ripresa/ripresina non è per tutti

Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio a fine 2021 la crescita del Pil si conferma al 6,2% e c’è un leggero rialzo dei consumi, rispetto al passato, del 5,1%. Un Pil così alto vuol dire che sta ricominciando ad andare tutto benissimo? Il dato in realtà indica un rialzo dopo una grande caduta, come quella dal 2020 in qua.

Una ripresa, meglio dire ripresina, dunque, si è affacciata all’orizzonte ma è ancora prematuro parlare di una vera e propria evoluzione economica in positivo. E poi la ripresina non è per tutti. L’Associazione segnala infatti numeri negativi per quanto riguarda ristorazione, turismo e cultura. Nel dettaglio. Ristorazione e alberghi registrano una perdita di consumi, rispettivamente, del 27,3% e di quasi il 35%, i servizi culturali e ricreativi del 21,5%; altri segnalano cali a doppia cifra, come i trasporti (-16%) e l’abbigliamento e le calzature (-10,5%)

Per tutti questi settori quindi il recupero prosegue più lentamente del previsto e per i consumi, in calo del 7,3% rispetto al 2019, il completo ritorno ai livelli pre-pandemici non avverrà prima del 2023. L’Istat ha parlato di un rilancio di comparti come le costruzioni ma, avvertono gli esperti, la nuova ondata pandemica, con le conseguenti restrizioni, e i super costi delle materie prime rischiano di bloccarli di nuovo, così come i consumi delle famiglie italiane, ritornando in una fase di stagnazione.

 

 

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