Leiji Matsumoto, addio al padre di Capitan Harlock

Il pirata spaziale con la cicatrice sul volto e un occhio bendato cambiò la vita ai bambini degli anni Ottanta

Per i suoi contributi artistici, il governo giapponese gli assegnò la medaglia con nastro viola nel 2001 e l’Ordine del Sol Levante, raggi d’oro con coccarda nel 2010.

D’altronde, è stato autore di capolavori immortali come Galaxy express 999, Space Battleship Yamato ma soprattutto Capitan Harlock.

L’autore di manga giapponese Leiji Matsumoto si è spento il 13 febbraio scorso all’età di 85 anni in un ospedale di Tokyo per insufficienza cardiaca.

Nato nel 1938 nella prefettura giapponese occidentale di Fukuoka, Matsumoto a soli 15 anni vinse un concorso che gli consentì di pubblicare il suo primo lavoro, un manga intitolato “Mitsubachi no Boken” (Le avventure di un’ape).

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Era la metà degli anni Cinquanta, il suo genio e la sua creatività si affermarono definitivamente due decenni dopo con manga più complessi che lo consacrarono come uno degli autori giapponesi più prolifici e amati di tutti i tempi.

Da “Otoko Oidon” del 1971 a “La corazzata Yamato”, serie televisiva animata di fantascienza del 1974, fino a “Neon Genesis Evangelion” e “Gundam”, la sigla del quale era cantata da tutti i bambini.

Leiji Matsumoto è stato in particolare il padre di Capitan Harlock, personaggio al quale ha dedicato ben quattro distinte serie.

La prima fu trasmessa in Giappone su TV Asahi dal 1978 al 1979.

E proprio nell’aprile del 1979 nei programmi della Rai approdò il pirata spaziale di Matsumoto, un eroe romantico destinato ad affascinare almeno due generazioni di italiani, che faceva concorrenza ad Atlas Ufo Robot, con una parola Goldrake.

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Volto imperscrutabile, segnato da una cicatrice e da un occhio bendato, il pirata spaziale incarnava l’ideale dell’eroe romantico rivisitato secondo il codice d’onore dei samurai.

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