TIVOLI - Rapina in sala slot, presunto bandito assolto: è incapace

Il paziente psichiatrico utilizzato da un malvivente sconosciuto come “cavallo di Troia”

La cassiera gli aprì la porta del locale essendo un cliente abituale, ma dietro di lui si accodò anche un malintenzionato mascherato e armato. E per questo era imputato di concorso in rapina aggravata.

Ieri, lunedì 20 marzo, dopo sette anni di processo, il Tribunale di Tivoli ha assolto con formula piena Renato P., paziente psichiatrico di 54 anni, dall’accusa di complicità nella rapina ai danni di una sala slot perché non è imputabile.

Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Camilla Amedoro e Giovanni Petroni – hanno condiviso la tesi del difensore, l’avvocata Mariangela Majoli di Tivoli, e dello stesso pubblico ministero Andrea Calice che ha richiesto l’assoluzione per incapacità di intendere e di volere al momento del fatto.

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La vicenda risale all’11 maggio del 2016.

Quel giorno Renato P. dalla sua abitazione di Borgonovo, quartiere alla periferia di Tivoli, aveva raggiunto la Sala Slot “Joker Club” al civico 176 della via Tiburtina, a Villa Adriana, che l’uomo frequentava abitualmente.

Anche per questo la cassiera, una 49enne romana, gli aprì la porta in quel momento chiusa dall’interno.

Ma alle spalle di Renato P. fece irruzione un uomo col volto travisato e armato di pistola che minacciò la donna di consegnare il denaro contenuto in cassa per poi dileguarsi.

Un uomo mai identificato, per cui soltanto il 54enne di Borgonovo fu trascinato a processo per rapina nonostante sia un paziente del Dipartimento di Salute Mentale.

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Quale bandito metterebbe a segno un colpo a volto scoperto e in un luogo da lui frequentato? Nessuno, probabilmente.

Più condivisibile è stata la tesi della difesa secondo la quale Renato P. sia stato utilizzato come “cavallo di Troia” per farsi aprire la porta.

L’indagine peritale della Procura – spiega l’avvocata Mariangela Majoli – ha accertato la sua incapacità di intendere e di volere al momento del fatto oltre alla sua incapacità di stare in giudizio.

Il mio assistito è una persona mite e non pericolosa, tanto è vero che nei suoi confronti non è mai stata applicata alcuna misura di sicurezza presso una Rems”.

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