“OGNI SFREGIO ALLA CITTÀ È UNA VIOLENZA ALLA COSCIENZA CIVICA DEI CITTADINI”.
Inizia così la lettera aperta di Isabella Bronzino, l’Assessora e Vice sindaca del Comune di Monterotondo, con la quale stamane ha annunciato di aver denunciato due ragazzini per il raid vandalico all’interno del “Parco Arcobaleno”, ex “Omni”, l’area verde di proprietà comunale in viale Kennedy dove sono in corso lavori per la riqualificazione e la valorizzazione per un importo di 270 mila euro (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
“Venerdì pomeriggio – scrive l’Assessora Bronzino – ho verbalizzato una querela contro “ignoti” per atti vandalici all’interno del cantiere del Parco Arcobaleno avvenuti il 28/02 alle 21.15.
Dalla visione delle telecamere di sicurezza ho avuto modo di riconoscere un ragazzino di 11 anni e una ragazza di 14 anni “senza ombra di dubbio per le caratteristiche fisiche, le acconciature.., gli indumenti.. Ed il particolare modo di muoversi”, e ho fornito i nomi delle persone che ho riconosciuto.
I filmati sono stati acquisiti dai Carabinieri.
Si tratta di episodi che rispetto alla criminalità comune hanno un minore livello di pericolosità, ma un maggiore potere destabilizzante in quanto non sono associabili ad alcuna logica motivazione e come tali non sono in alcun modo prevedibili.
Proprio la gratuità del gesto, la sua totale inutilità anche per chi lo pratica, rende ancor meno accettabile la conseguenza che finisce per colpire l’intera comunità. Nell’assenza apparente di motivazioni alla base degli episodi vandalici sta l’aspetto sociale della questione.
Agli occhi e alla coscienza del vandalo quei beni comuni non hanno alcun valore. Inoltre l’atto vandalico, poi, in genere diventa notizia, viene ripreso dai media e l’autore vede riconosciuto il proprio protagonismo, sia pure in una accezione negativa e ripugnante.
Ma chiediamoci: una prevenzione a livello sociale per combattere il vandalismo è possibile? È possibile sensibilizzare gli autori di queste bravate?
Io penso sempre che nell’azione educativa e nel dialogo pedagogico ci sia la soluzione. Ma è importante richiamare l’attenzione di tutti ad una vigilanza nei comportamenti dei nostri figli, che spesso immortalato e condividono le proprie azioni attraverso i cellulari.
Una vigilanza anche sui cellulari dunque è giusta? Ricordiamoci, noi genitori, che l’età minima per iscriversi a un social network è stata fissata a 14 anni (articolo 2-quinquies del decreto legislativo 101 del 2018).
È giusto controllare i cellulari dei propri figli (minorenni), o ciò costituisce violazione della loro Privacy? Io penso che vigilare sia un diritto e un dovere, che è tanto più forte quanto si considerano i pericoli che si trovano in rete e a cui è esposto il giovane fruitore.
Si pensi al grooming, vale a dire all’adescamento del minore su Internet; al sexting ossia la diffusione di immagini o video a sfondo sessuale; o ancora al cyber bullismo di cui i giovanissimi sono spesso incolpevoli vittime.
Si consideri, inoltre, il caso in cui il minore non sia vittima ma soggetto attivo della condotta illecita (per la quale rispondono i genitori).
Gli atti vandalici vanno dunque repressi con severità, ma la difficile prevenzione deve essere svolta a livello sociale. Il rimedio, dunque, è riuscire a trasmettere il senso della legalità, il valore delle relazioni, il rispetto per gli spazi comuni e per tutto quanto li abbellisce.
Un lavoro certamente non facile ma al quale non si può rinunciare e per il quale occorre ricercare il concorso di tutti: istituzioni, scuola, famiglie e anche mondo dell’informazione.
Il parco arcobaleno sarà dunque inaugurato con qualche giorno di ritardo per poter risolvere i danni causati e sarà consegnato ai nostri bambine, bambini ragazze e ragazzi che, sono certa, lo costruiranno come fosse casa loro.
Ringrazio il Comando di Polizia locale e la Stazione Carabinieri di Monterotondo per il loro prezioso lavoro nonché per il supporto”.