Negligenza, imprudenza, imperizia e violazione delle più elementari norme per prevenire infortuni sul lavoro.
Stepan Bakanev, il bambino di 8 anni morto annegato alle Terme di Cretone il 17 agosto 2023
Sarebbe morto così Stepan Bakanev, il bambino russo di soli 8 anni residente a Castel Madama, annegato nel pomeriggio del 17 agosto 2023 alle Terme di Cretone, l’impianto balneare di Palombara Sabina (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
La Procura di Tivoli ha chiuso le indagini preliminari sulla tragedia alle Terme di Cretone
La Procura di Tivoli ha concluso le indagini preliminari sul tragico decesso che 14 mesi fa ha choccato la comunità della provincia Nordest di Roma balzando alle cronache nazionali.
Il pubblico ministero Giuseppe Mimmo, titolare dell’inchiesta, ipotizza il reato di omicidio colposo in cooperazione tra 5 persone che a vario titolo avrebbero causato l’annegamento del bambino, risucchiato all’interno del tubo di scarico della piscina centrale durante le operazioni di svuotamento.
Una panoramica delle Terme Sabine di Cretone a Palombara Sabina
Nel fascicolo, ora al vaglio del Giudice per le indagini preliminari, figurano i nomi dei fratelli imprenditori E. S., 63 anni, e A. S., di 59 anni, soci e amministratori della società proprietaria delle Terme Sabine di Palombara. Il pubblico ministero ipotizza responsabilità anche a carico di M. M., il 55enne di Monterotondo responsabile del servizio protezione e prevenzione della società proprietaria dell’impianto balneare, e dei due assistenti bagnanti in servizio quel tragico pomeriggio, S. D., 21enne di Moricone, ed E. T., 19enne di Palombara Sabina.
Gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Tivoli hanno confermato le prime ipotesi trapelate dopo la tragedia: la bocca di svuotamento della piscina era priva di una griglia protettiva, per questo il piccolo Stefan mentre annegava a tre metri di profondità è rimasto intrappolato in un tubo di scarico di diametro di circa 30 centimetri dal quale fu estratto oramai senza vita.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’assenza della grata sarebbe soltanto la punta dell’iceberg di una serie di irregolarità. Il diametro di 30 centimetri della bocca di svuotamento della piscina, ad esempio, misurerebbe il doppio dei 15 centimetri consentiti.
Una circostanza determinante, perché dalle perizie disposte dalla Procura è emerso che a 10 centimetri dalla bocca di svuotamento l’acqua viaggiava ad una velocità di 2,9 metri al secondo anziché a quella di 0,5 metri al secondo, come previsto dalle norme di buona tecnica riguardante le attrezzature per piscina.
Insomma, la forza dell’acqua avrebbe spinto Stefan verso il punto di aspirazione senza lasciargli scampo.
Un’altra immagine delle Terme Sabine di Cretone
Dalle indagini preliminari è emerso inoltre che nel Documento di valutazione dei rischi in vigore al momento del fatto non vi era alcun riferimento alla valutazione del rischio di annegamento ed impigliamento.
Per questo ai due amministratori della società proprietaria delle Terme e al responsabile del servizio protezione e prevenzione la Procura contesta una serie di violazioni del Testo Unico sulla sicurezza.
A cominciare dal non aver valutato tutti i rischi presenti nell’impianto, in particolare quello di intrappolamento negli scarichi dovuto al risucchio generato dovuto allo svuotamento. Altre violazioni del Testo Unico sulla sicurezza riguarderebbero la presunta mancata formazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ad ogni lavoratore e in particolare agli incaricati per la prevenzione degli incendi e per il primo soccorso.
Negligenza, imprudenza ed imperizia vengono contestate anche ai due bagnini S. D., 21enne di Moricone, ed E. T., 19enne di Palombara Sabina, il primo addetto alla sorveglianza della vasca dove si è consumata la tragedia e il secondo addetto allo svuotamento.
All’esito delle indagini, il pubblico ministero Giuseppe Mimmo ipotizza che i due ragazzi non si siano accorti della presenza di Stefan all’interno della piscina durante le operazioni di svuotamento. Inoltre il magistrato è convinto che i due assistenti non abbiano ricevuto adeguata formazione sulle procedure di svuotamento.
Tuttavia dalle indagini è emerso che quel tragico pomeriggio S. D. ed E. T. erano gli unici bagnini presenti nell’impianto termale ed erano adibiti anche ad altre mansioni, per cui dovevano allontanarsi lasciando le piscine sguarnite di supervisione.
Considerando il numero delle piscine, la loro profondità e la conformazione delle Terme Sabine, ma soprattutto l’assenza di una vera e propria limitazione d’accesso, il magistrato è convinto che era necessaria la presenza di un numero più elevato di due assistenti per evitare la tragedia.
Ora il fascicolo passa al vaglio del Giudice al quale spetterà il compito di decidere se trascinare o meno i 5 indagati verso il processo.