Palombara – La struttura del Consorzio agrario è abbandonata al degrado da anni

viale-tivoliPrima di entrare nel cuore della verde Palombara Sabina, percorrendo via Maremmana Inferiore, si giunge a viale Tivoli e s’impatta in una struttura abbandonata da anni. Si tratta di un edificio che cade a pezzi: vetri rotti, muri pericolanti e degrado ambientale in corso. 
La struttura in questione è quella del “Consorzio Agrario di Roma” (messo in liquidazione), che un tempo vendeva macchine e prodotti per l’agricoltura. Nessuno se ne è più occupato della questione, e l’area è stata lasciata alla mercè di calcinacci ed erbacce incolte. Il terreno dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) appartenere ad un privato, e di cosa si vuole fare di quell’edificio è un mistero.

Per Palombara Sabina non è certo un bel biglietto da visita, considerato che il paese vanta un’identità agricola e prodotti tipici per eccellenza, come le ciliegie cerase, il vino “Savello” e soprattutto l’olio Dop, denominazione d’origine protetta. La vocazione oleicola della Sabina poggia, oltre che su una tradizione tramandata nei secoli, su solide basi pedoclimatiche. Tra queste è da considerare il tipo di terreno, che va dal suolo bruno calcareo di alcune aree ai suoli bruni mediterranei, liscivati e litosuoli. Il clima è mediamente temperato e non raggiunge mai, se non in casi eccezionali, temperature estreme, troppo fredde o troppo calde. Favoriscono la coltura dell’olivo anche le pendenze dei sistemi collinari e l’esposizione, che nella maggior parte delle piantagioni guarda a mezzogiorno. Gioca la sua parte anche l’altimetria, che varia dai 200 metri della bassa Sabina ai 500 metri circa dei colli della Sabina centrale.
Secondo la Camera di Commercio di Roma il fattore che più di ogni altro determina la qualità dell’olio sabino è rappresentato dal patrimonio di cultivar, con varietà che qui hanno trovato condizioni ideali per svilupparsi. Il disciplinare della Dop Sabina prevede l’impiego di Carboncella, Leccino, Raja, Pendolino, Frantoio, Moraiolo, Olivastrone, Salviana, Olivago e Rosciola, fino a costituire almeno il 75% della materia prima. Altre varietà possono concorrere fino ad un massimo del 25%. L’area di produzione si riferisce a una zona che comprende 11 comuni della provincia di Roma e 32 dell’area di Rieti.
Per l’estrazione dell’olio sono ammessi esclusivamente processi meccanici e fisici, tali da conservare le caratteristiche originarie del frutto. Tra le sue peculiarità spicca la bassa acidità, che raggiunge al massimo lo 0,6%.
Il colore è di un giallo oro che, negli olii più freschi, conserva le sfumature verdognole, l’aroma è fruttato, così come il sapore, che al palato si presenta vellutato, uniforme, aromatico, leggermente piccante. Tendenza amarognola negli olii freschi che si attenua e volge al dolce col passare del tempo. L’olio Dop dunque, è il prodotto migliore di Palombara.

(Gi. Fe.)

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