Monterotondo – Viveva nella 500: l’auto di Enrico distrutta da un incendio

Enrico Sanges viveva nella Fiat 500 dopo esser stato sfrattato dalla sua abitazione. Una situazione cui era stato condannato dalla crisi economica che gli ha fatto perdere un tetto sulla testa e lo ha costretto ad arrangiarsi in quella sorta di rifugio all’interno del parcheggio pubblico.
Enrico e la 500 nel 2014 Foto presa da Tiburno.TVLì il 56enne ha dormito, cucinato e mangiato, tenendo pulito e senza infastidire nessuno. In cerca di una vera dimora, in seguito a varie vicissitudini con il Comune di Monterotondo da cui non è riuscito ad ottenere una casa popolare, Sanges aveva trovato una stanza in affitto a Mentana, lasciando il mezzo a Monterotondo, con il sogno di portarlo presso il nuovo domicilio non appena avesse avuto un lavoro stabile.
Speranze spezzate, dato che adesso della macchinina rosso fiamma non restano che lamiere ingrigite dal fuoco e ferraglia contorta all’interno: averi all’epoca non trasportabili, lasciati lì per il futuro.
Ora al proprietario, già intervistato in passato e raggiunto nuovamente da Tiburno, non resta che raccontare la profonda incredulità e i molti, troppi perché a cui non riesce a dare risposta.

Cortocircuito o atto doloso?
Su quali siano state le cause dell’incendio del mezzo non ci si può azzardare a sbilanciarsi. Quello che è certo è che Enrico si sia fatto una sua idea sull’accaduto. Quando l’uomo si è recato al parcheggio nel sabato mattina, per recuperare alcune cose dall’auto, ha fatto personalmente la scoperta di ciò che restava della sua roba e della sua macchina. Dopo lo shock del momento si è recato presso il Comando dei Carabinieri, con l’intenzione di sporgere denuncia.
“Mi hanno detto che si potrebbe trattare di un cortocircuito: io non la penso così – ha spiegato Sanges -. Io non penso che sia stato un incidente, così sono tornato a studiare la zona. Ho trovato una bottiglia di birra vuota vicino all’auto e uno dei miei asciugamani, che avevo lasciato sullo stendino presso la 500, vicino all’auto e bruciato. Secondo me hanno dato fuoco all’asciugamano e poi hanno dato fuoco alla macchina. Inoltre ritengo che le fiamme siano partite da dietro, sia perché il muso non è bruciato sia perché ci sono segni di bruciature sul terreno dietro. Non credo sia stato un cortocircuito, così come non credo alla coincidenza che un cortocircuito sia avvenuto casualmente durante la notte. Non posso darmi pace della cosa”.

 

Lo sfogo del signor Sanges
Enrico Sanges oggi“Perché a me? Non ho mai fatto torto a nessuno. Non ho mai dato fastidio. Non saprò mai il perché di questo gesto”. Enrico Sanges si sfoga, se lo chiede invano più volte, dicendo senza mezzi termini che “chi ha fatto una cosa simile è gente vigliacca. Tra la macchina e gli averi che avevo dentro ho subito 12 mila euro di danni. Non usciranno mai allo scoperto, né mi chiederanno mai scusa per quello che mi hanno fatto”.
Nell’incendio Enrico non ha perso solamente ciò che aveva lasciato lì dopo lo sfratto e che non poteva portare nella sua nuova sistemazione, ma ha perso il suo mezzo di trasporto che, da luglio a dicembre 2014, è stato anche il suo rifugio. “Vedere la mia casa data alle fiamme mi ha distrutto – prosegue -. Le cose, i ricordi: tutto è andato in fumo. La macchina la possedevo da sei, sette anni, ed era importante per me. Come dicevo non ho infastidito nessuno né avevo conti in sospeso. Qualcuno si era lamentato con la Polizia Municipale della mia presenza, ma non credo che arriverebbero a tanto. In passato ero stato vittima di furti di cibo e di una piastra a induzione, ma non altre cose. Posso sperare che siano stati solo dei vandali”.

 

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Un lavoro per un riscatto
Ora Enrico vive in una stanza in affitto a 150 euro al mese, non essendo riuscito ad ottenere una casa popolare a Monterotondo. Sanges era finito in strada, come detto anche da lui, perché vittima della crisi. Ad oggi è ancora disoccupato, cosa che non lo aiuta di certo a risolvere questa situazione. Non nel breve termine almeno.
“Ora sono in affitto, ma del lavoro neanche l’ombra – spiega Enrico -. Forse da settembre avrò un’occupazione perché un proprietario di un’azienda che conosco mi vorrebbe a lavorare per lui. Quando e se avrò i soldi vorrei rimettere apposto la mia macchina, o ne dovrò comprare un’ altra se costerà troppo. Dentro è distrutta, sarebbe un lavoro da certosini aggiustarla. Per ora il fondo Santa Maria vorrebbe aiutarmi con una raccolta fondi. O forse magari anche altri vorranno aiutarmi”.
Quel che è certo è che per ora la macchina resterà lì: per quanto tempo però, è veramente difficile dirlo.

Eugenio Nuzzo

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