Palombara Sabina, il 10 aprile lo sfratto della signora Catena

Come primo risultato, la donna, invalida di 77 anni, ha presentato una denuncia ai carabinieri della stazione di Palombara Sabina , nei confronti dell’avvocato che aveva incassato il suo anticipo senza però chiudere la vicenda, del perito del Tribunale di Tivoli che avrebbe omesso di evidenziare come nelle case ci abitasse qualcuno e nei confronti del responsabile tecnico del comune di Palombara Sabina per il mancato rilascio della concessione edilizia in sanatoria. Un caso, dunque, che potrebbe alzare un polverone se si andasse a scavare a fondo alla vicenda, ricostruendo passo dopo passo come si possa essere arrivati a vendere tre case all’asta – seppur con degli abusi edilizi da sanare – a una cifra di appena 18 mila euro.

Oltre alla denuncia, sempre insieme all’ingegner Alimonti, la signora Catena ha presentato una richiesta al presidente del Tribunale di Tivoli affinché possa bloccare lo sfratto ritenuto illegittimo.

La vicenda della signora Gabriella Catena, inizia quando compra un terreno di circa 4 mila metri quadrati divisi. La zona doveva diventare un consorzio edilizio con tanto di sbarre che limitavano l’accesso, ma poi non se ne fece niente e passò tutto nella piena proprietà del comune di Palombara Sabina. La donna con il marito avevano costruito un piccolo manufatto con sopra un rustico all’inizio degli anni Novanta. 

Uno dei due figli si sposa e la famiglia si mette d’accordo con i fratelli della moglie, per mettergli a disposizione la casa. In quel periodo, infatti, Gabriella e il marito hanno la possibilità di trasferirsi in una casetta distante qualche centinaio di metri in linea d’aria. L’idea è dunque quella di stare tutti vicini, in queste casette di campagna un po’ arrangiate, ma comunque accoglienti. 

Pian piano però le cose cominciano a prendere una piega diversa da quella programmata. 

All’inizio degli anni 2000 i fratelli della nuora di Gabriella non sembrano più intenzionati a trasferirsi e decidono, di comune accordo con la donna, di mettere in vendita l’edificio. Si fa avanti una donna che offre 80 milioni di lire. L’accordo è raggiunto e l’acquirente versa un anticipo di 20 milioni di lire al compromesso. In buona fede gli vengono date le chiavi di casa per iniziare alcuni lavori di ristrutturazione. Passano i mesi, ma poi si perdono le tracce. Stando a quanto la nuora e i fratelli riferiscono a Gabriella, l’acquirente non risponde più al telefono e nemmeno si vede in casa. C’è da perfezionare la compravendita con il rogito e il saldo, ossia altri 60 milioni di lire. Intanto nella casa si vedono le tracce dei lavori lasciati a metà, con finestre e porte rotte e altre cose cambiate rispetto a quando erano state consegnate le chiavi. 

Il tempo continua a passare e Gabriella pensa di tornare in possesso di quella che è a tutti gli effetti la sua abitazione. Il marito comincia ad ammalarsi, un figlio dà qualche preoccupazione di troppo e allora si pensa a sistemare e ristrutturare il piccolo manufatto. Nel rustico sopra si chiude il cucinino, mentre sotto ci si allarga un po’ da entrambi i lati. Alla fine al piano terra vengono fuori due mini appartamenti da 30 metri quadrati e sopra la casa diventa adatta alle esigenze di Gabriella. In quel periodo – è il 2004 – c’è un nuovo condono in atto e la famiglia presenta la richiesta al comune di Palombara Sabina. Paga tutti i bollettini per migliaia di euro, ma i lavori vanno per le lunghe, visto che a farli è soprattutto il marito che come detto è malato. Così un giorno si trovano i carabinieri in casa e scatta il sequestro. Sequestro che però dura poco, perché dopo il ricorso al Tar ritornano in possesso dell’edificio, anche senza il condono da parte del Comune. Il marito muore e Gabriella per andare avanti mette due famiglie nelle casette al piano terra. Si fa dare qualche soldo, sperando che con il condono sistemi tutto e si possano regolarizzare le varie situazioni.

Ma dopo poco tempo sorge un altro bel problema. Dopo parecchi anni spunta fuori la donna che aveva lasciato l’acconto senza finalizzare l’acquisto della casa. Rivuole quei 20 milioni e si va in causa. La donna vince e la cifra dopo tanti anni lievita a 24 mila euro. Il giudice però quantifica in 7 mila euro i danni fatti quando aveva tolto porte e finestre. 

Gabriella prende contatti con l’avvocato e cerca di saldare il debito. Anche perché dopo la causa scatta il pignoramento della casa. Chiede un prestito alla Compass e ottiene 4 mila euro, grazie alla cessione del quinto. Ha una pensione di reversibilità appena superiore ai 600 euro, ma prova in qualche modo a farcela. 

Bonifica 4 mila euro al legale dell’ex acquirente inserendo nella causale “Dissequestro casa”. Ma la causa va avanti e la casa va all’asta. In realtà solo il terreno, perché il condono non è ancora arrivato dopo 13 anni. Il 10 gennaio una società lo compra per 18 mila euro e il 14 marzo è previsto lo sgombero con ufficiale giudiziario, forze di polizia, ambulanza e veterinario per gli animali.

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