Castel Madama, in ricordo di don Franco Pelliccia

E al momento dell’addio una grande manifestazione di affetto: ancora veglie e messe, maratone di rosari, rintocchi di campane per giorni. <<Non era un prete da immaginetta>>, l’ha descritto il vescovo di Tivoli Mauro Parmeggiani nella cerimonia funebre, che nella basilica di Subiaco, sua città natale, ha raccolto il clero locale al completo e centinaia di fedeli. <<Era franco di nome e di fatto. A tratti ruvido, ma rivelava dolcezza>>, ha aggiunto il vescovo, <<E’ stato un prete fedele fino alla fine, non solo nei vari incarichi. Lo incontravi ad Assisi a fare gli esercizi spirituali. Magari lo facessero tutti, preti e vescovi>>. A 11 anni già in seminario, per 22 parroco di Cerreto Laziale e da 13 di Castel Madama, poi la morte a 67 anni. <<Un parroco aperto al nuovo>>. <<Sapeva dare meglio di se, veniva da una fede messa alla prova. Nella sua vita ha sofferto interiormente>>, ha detto ancora il prelato. Qualche settimana prima della malattia, quando ancora non si sospettava cosa lo aspettasse, ha raccontato il vescovo, aveva bussato alla porta del suo ufficio in Curia, a Tivoli, per dire che voleva lasciare entro l’anno la guida della parrocchia perché troppo stanco. Aveva un pacemaker al cuore. Ma voleva lasciare, non abbandonare. <<Ha chiesto di mettersi a disposizione per andare ad aiutare un parroco, per le confessioni, per le coppie in crisi, per l’ascolto>>. <<Se ne va un sacerdote>>, ha aggiunto il vescovo, <<relativamente giovane che poteva dare ancora tanto per la sua chiesa, per la sua comunità>>. <<Provata in questi giorni da un momento drammatico>>, ha detto riferendosi all’omicidio di Alberto Delfini, 25 anni, <<in cui a una vita si è dato il valore di sessanta euro>>.
Ha ringraziato tutti il vescovo Parmeggiani, tutti i presenti in chiesa. I sindaci di Subiaco, Castel Madama e Cerreto Laziale, i sacerdoti arrivati anche da fuori, ma anche don Ernesto e don Leonardo, gli ex collaboratori più stretti di don Franco, ma soprattutto don Angelo, l’attuale vice, che gli è rimasto sempre vicino, e i parrocchiani. <<Quando viene a mancare il papà la famiglia si dà più da fare>>, ha ricordato il vescovo, <<Continuate così>>. <<La sera che ha avuto il malore ha voluto continuare la Via Crucis. Si è addormentato nella pace di Cristo>>. Una fede ferrea, ha detto ancora Sua Eccellenza, ereditata dal padre Rocco e dalla madre Anna <<che ancora si poteva incontrare in tarda età, girare per questi borghi, col rosario in mano>>
La bara era rimasta per un giorno esposta nella chiesa di San Michele Arcangelo a Castel Madama, dove anche i ragazzi delle catechesi, uomini e donne delle confraternite, e anche i cristiani non ferventi, lo hanno salutato e gli hanno dedicato un canto, una preghiera, il rosario, messe. L’appuntamento che lo riempiva di orgoglio era lo spettacolo del Grest, all’anfiteatro, con tutti i bambini dell’oratorio pronti a cantare, ballare, recitare. Allora sorrideva a pieno, vicino a don Angelo, il suo insostituibile braccio destro.

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Viola Mancini

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