Guidonia – Tmb, il Tar rinvia al 2019 i ricorsi contro i permessi

Il Tar del Lazio ha rinviato al 27 febbraio 2019 la trattazione nel merito dei ricorsi presentati dall’amministrazione comunale e dalle associazioni ambientaliste per richiedere l’annullamento della Deliberazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 22 dicembre 2017 che dispose la prosecuzione del procedimento di autorizzazione all’istanza di rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale relativa all’impianto di trattamento meccanico-biologico per i rifiuti urbani non pericolosi all’Inviolata.
Nello stesso ricorso Ente e associazioni chiedono l’annullamento della Determinazione della Direzione Regionale Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti del 15 gennaio scorso di conclusione positiva del procedimento di rinnovo dell’Aia rilasciata il 2 agosto 2010.
Ieri, mercoledì 23 maggio, i giudici del Tar si sono riuniti in camera di consiglio e stamane – giovedì 24 – hanno dato il responso con le ordinanze 05829, 05830 3 05831, notificate rispettivamente al Comune, alla “Associazione Civica Cittadini per Fonte Nuova E’ Nostra”, alla “Earth”, alla Associazione “Codici” (Centro per i Diritti del Cittadino), “Codici Lazio” e “Codici Ambiente”.
Nel frattempo l’impianto di Manlio Cerroni resta sotto sequestro. Lo ha deciso il Tribunale per il Riesame che lunedì 7 maggio ha notificato il provvedimento di rigetto sia a Francesco Zadotti, il 71enne imprenditore ed ex amministratore unico di “Ambiente Guidonia srl” (ex “Colari Ambiente”), sia al giudice del Tribunale di Tivoli Emanuele De Gregorio, il magistrato che il 25 gennaio scorso aveva negato il dissequestro.
Il Presidente del Tribunale per il Riesame Maria Viscito e i giudici Filippo Steidi ed Emilia Conforti sono convinti che non possano incidere sulla vicenda penale nè la delibera Gentiloni, tantomeno la determinazione firmata il 15 gennaio scorso dal Dirigente regionale Flaminia Tosini che ha chiuso in modo favorevole il procedimento per il rinnovo dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) autorizzando l’impianto a trattare una quantità di 90 mila tonnellate di rifiuti ogni anno per creare il Css, il combustibile solido secondario che può essere bruciato nei cementifici.

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