Un mese fa l’addio a Enri Soprano, tatuatore e anima del Fairylands

Lo scorso 7 aprile è morto a soli 47 anni. Era conosciuto per essere tra gli ideatori del festival celtico che si è svolto per tanti anni nella Pineta di Guidonia, ma anche per la sua attività di tatuatore a Tor Lupara

Dopo l’ultima giornata di festa, quando tutto il pubblico era tornato a casa, lui saliva sul palco e intonava “Piccolo Attila”. Era il segnale che anche quell’edizione di Fairylands era terminata, ma soprattutto era un momento di condivisione speciale per tutti gli organizzatori che si sentivano parte della stessa comunità. Una famiglia. Quella parola che aveva tatuata sulle mani, in riferimento a quella sua naturale, ma anche alle tante persone che aveva incontrato nella sua vita e con cui aveva condiviso esperienze ed ideali. Lo scorso 7 aprile è morto a soli 47 anni Enri Wilson Soprano. Era conosciuto per essere tra gli ideatori del festival celtico che si è svolto per tanti anni nella Pineta di Guidonia, ma anche per la sua attività di tatuatore a Tor Lupara. Un guascone, un compagnone, dai valori e dagli ideali ben precisi.

 

LA FAMIGLIA SI E’ TRASFERITA DOPO IL TERREMOTO DEL FRIULI

Enri Wilson Soprano era nato il 22 maggio del 1972 a Gemona del Friuli, ma la sua famiglia è originaria di Dogna, un piccolissimo paese di montagna. Quando nel 1976 è arrivato il terremoto, si è trasferito a Tor Lupara dove vivevano già alcuni parenti, insieme alla sorella Cristiana e alla madre Annamaria Cecon. Poi sono andati ad abitare al centro di Mentana, vicino al Comune dove la madre ha lavorato per tanti anni nell’ufficio protocollo. Ha sempre avuto un animo da artista e dopo aver fatto tanti lavori, ha aperto prima il negozio Settantallora per stampa di magliette personalizzate e poi dopo aver conseguito un diploma, quello di tatuaggi insieme all’amico Massimiliano Carli che ora prosegue l’attività vicino piazza Varisco. I tatuaggi aveva iniziati a farli per prova su se stesso, poi ha disegnato una croce egiziana sul petto della sorella che volentieri faceva da cavia. Dalla moglie Donatella ha avuto due figli che oggi hanno 11 e 14 anni. Ha vissuto in via 3 novembre a Mentana, poi per un periodo si era trasferito con la famiglia a Varese. Ora era tornato ed era andato a vivere in piazza dei Leoni a Monterotondo proprio sopra al ristorante. Da ragazzo sognava la carriera militare. Era stato nel reggimento artiglieria contraerea, ma il suo sogno era quello di entrare nella Folgore. Aveva fatto il giuramento a Montorio Veronese e poi era stato a Mantova. Voleva essere un soldato utile alla Patria. Non aveva mai preso una licenza e si è congedato con decoro. La madre ancora conserva la lettera indirizzata alla famiglia “Grazie, per aver cresciuto un ragazzo e un figlio d’Italia così bravo”. Il nome così particolare non aveva un significato specifico. Il padre aveva scelto “Cristiana Manola” per la sorella maggiore e a lui era toccato appunto “Henry Wilson”. Poi quando è diventato maggiorenne ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Trieste di italianizzare il suo nome. Il rapporto difficile con il padre, imprenditore orfano e che veniva dal nulla, un grande sognatore, lo ha sempre segnato. Si era separato dalla moglie nel 1973 quando Enri aveva appena un anno, ma poi il rapporto è tornato vivo quando quell’uomo ha scoperto un tumore all’età di 35 anni. Ha lottato come un leone per quasi dieci anni, un periodo durante il quale è riuscito ad aprire otto ristoranti, risposarsi e fare un figlio che oggi ha 25 anni, ma soprattutto a farsi conoscere e apprezzare da quei ragazzi da cui si era separato troppo presto.

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Aveva una passione per le moto d’epoca

A MENTANA GLI AMICI DI UNA VITA E L’INIZIO DELLA PASSIONE POLITICA

A Mentana aveva tanti amici, partendo da quelli di infanzia come Marco Troiani, Gigi Borelli e Gianni Fabrizi. A tutti mancherà quel modo di chiamarti “Pum, pum”, “Energia” oppure “Ehi Africa” che usava per salutare, come in un film di Vittorio Gassman. Sin da giovanissimo la madre Annamaria, dipendente dell’Ufficio Protocollo del Comune, lo aveva spronato insieme alla sorella Cristiana a interessarsi di politica e “combattere”, insieme a Guido Tabanella, poi diventato sindaco per due legislature. Così ha iniziato a frequentare il Fronte della Gioventù, ossia i ragazzi del Movimento Sociale Italiano, non solo nella città garibaldina, ma anche nella storica sede di piazza Vescovio nel quartiere Trieste-Salario. Qui aveva conosciuto tanti esponenti della destra storica romana e aveva fatto politica attiva in strada, seguendo sempre i suoi ideali. Si ritrovavano ancora oggi nelle varie commemorazioni delle vittime di quegli anni come Paolo Di Nella o Francesco Cecchin. Ma Enri alla politica delle sezioni preferiva quella della strada, ma soprattutto sentiva che i suoi ideali erano un po’ troppo confinati dentro l’etichetta di un partito, quindi preferiva sposare le varie cause di volta in volta ragionando con la testa sua. Gli piaceva conoscere e vivere altre esperienze. Non aveva problemi a definirsi fascista. Intorno agli anni Novanta ha frequentato gli ambienti extraparlamentari della Destra romana, ma allo stesso tempo aveva consolidato il rapporto con un gruppo di amici tra Colleverde e Mentana, che poi avrebbero ricoperto importanti ruoli di amministratori pubblici, cosa che a lui non era mai interessata. Preferiva aiutare e dare una mano ad attaccare i manifesti degli amici. In particolare Ernelio Cipriani, Mauro Lombardo, Umberto Falcioni, Gigi Marini, Fabio Traini, ma poi anche i più giovani Simone Felicini e Matteo Alesiani.

 

TRA GLI IDEATORI E PUNTO DI RIFERIMENTO DEL FAIRYLANDS DI GUIDONIA

Insieme a loro non si condivideva solo l’impegno politico, ma anche la goliardia e le altre passioni. La somma di tutto questo si trasformò in Fairylands, il festival celtico che dal 2001 si svolge alla Pinetina di Guidonia. Una scommessa, una festa nata per la testardaggine di quattro amici, che si trasformò in pochi anni in una kermesse a cui partecipavano migliaia di persone da tutta Italia. Enri era stato tra gli ideatori anche perché era un grande appassionato della cultura nord europea, in particolare quella celtica, ma anche la mitologia germanica. Tant’è che il nome che aveva scelto per i suoi figli erano Sigfrido, come l’eroe epico della mitologia norrena e germanica, e Brenno come il condottiero gallo, capo della tribù celtica dei Senoni, noto per aver messo a sacco Roma nel 390 avanti Cristo. Enri però non era solo l’ideologo della festa, ma anche un grande organizzatore. Conosceva tante persone, sapeva rapportarsi sempre con il sorriso, e alla fine riusciva a trovare una soluzione a tutto. Ma soprattutto in quella festa veniva fuori il suo vero spirito di cantastorie e intrattenitore. Con il passare degli anni diventò la persona più conosciuta fuori dall’ambiente locale per il Fairylands e questo lo portò ad avere ancor più amici e contatti in tutta Italia.

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UN CALVARIO LUNGO DICIASSETTE MESI

Tutti gli riconoscevano un grande coraggio e riusciva a ottenere una stima anche da chi non la pensava come lui, con cui gli piaceva comunque confrontarsi. Era sempre pronto ad aiutare chi stava in difficoltà a ogni ora del giorno e della notte. Secondo molti amici la definizione che più gli si addiceva era quella di “romantico”. Tra le tante passioni che aveva c’era quella per la musica, in particolare per Franco Battiato. Poi i tatuaggi, le moto d’epoca, le moto come la Guzzi V7 Sport con cui tutti erano abituati vederlo in giro per Mentana. Tra i tanti viaggi uno fatto con quella grossa moto a Madrid insieme ad amici di tutta Italia e la partecipazione all’Elefantentreffen, un motoraduno che si svolge in Europa a gennaio. Aveva una biblioteca personale di trecento libri a cui era molto legato. Tra i libri preferiti, “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche. Diciassette mesi fa era iniziato un vero e proprio calvario tra ospedali e case di cura per Enri. Gli ultimi dieci mesi li aveva passati all’Italian Hospital Group di Guidonia, dove era riuscito, nonostante le condizioni di salute, a farsi amare e apprezzare. Dopo la notizia del decesso sono arrivati alla famiglia, agli amici e sui social network centinaia di attestati di stima e amicizia da tutta Italia. In virtù delle disposizioni Covid, non è stato possibile svolgere un rito funebre. La sua salma è stata cremata e le ceneri verranno portate in Friuli, sua patria natìa, così come aveva lasciato disposto.

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