Il “Papa tiburtino” che ha condannato la schiavitù

Il Pontefice, nel 1839, si rivolge ai partecipanti al IV Sinodo Provinciale di Baltimora, per condannare severamente la tratta degli schiavi, praticata anche da numerosi cristiani.

 Per suo volere viene deviato il corso dell’Aniene creando prima una straordinaria galleria e, poi, una grandiosa cascata. Villa Gregoriana porta il suo nome dato che ha voluto e cofinanziato i lavori e il Ponte Gregoriano, nel 1824, viene realizzato per sua volontà. Papa Gregorio XVI, Bartolomeo Alberto Cappellari, si rende protagonista in quel tempo molto lontano anche di un sorprendente gesto rivoluzionario con la bolla “In Supremo Apostolatus”. Il Pontefice, nel 1839, si rivolge ai partecipanti al IV Sinodo Provinciale di Baltimora, per condannare severamente la tratta degli schiavi, praticata anche da numerosi cristiani. Afferma che sia gli indiani sia gli uomini di colore sono creature umane, e che presso Dio non c’è discriminazione di persone. Inoltre, proibisce a qualsiasi cristiano di esprimersi, in materia, in modo diverso da quanto affermato nel documento.

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«… con la Nostra Apostolica autorità ammoniamo e scongiuriamo energicamente nel Signore tutti i fedeli cristiani di ogni condizione a che nessuno, d’ora innanzi, ardisca usar violenza o spogliare dei suoi beni o ridurre chicchessia in schiavitù, o prestare aiuto o favore a coloro che commettono tali delitti o vogliono esercitare quell’indegno commercio con il quale i Negri vengono ridotti in schiavitù, quasi non fossero esseri umani, ma puri e semplici animali, senza alcuna distinzione, contro tutti i diritti di giustizia e di umanità, destinandoli talora a lavori durissimi… Noi, ritenendo indegne del nome cristiano queste atrocità, le condanniamo con la Nostra Apostolica autorità: proibiamo e vietiamo con la stessa autorità a qualsiasi ecclesiastico o laico di difendere come lecita la tratta dei Negri, per qualsiasi scopo o pretesto camuffato, e di presumere d’insegnare altrimenti in qualsiasi modo, pubblicamente o privatamente, contro ciò che con questa Nostra lettera apostolica abbiamo dichiarato.»

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