Domenica si lavora alla riforma della giustizia

Si vuole arrivare all’approvazione in Camera per martedì 3 agosto

Prescrizione sempre al centro del contendere. Almeno per il mondo dei cinquestelle, diviso sul nuovo impianto che consiste in ventisei emendamenti alla riforma del ddl Bonafede. I duri e puri usciti dal movimento contestano chi è rimasto di essersi appiattiti ai dettami del sistema.

L’intento della riforma vuole alleggerire il gravame per cui un cittadino in attesa di giudizio debba aspettare anni per avere un verdetto. I riti alternativi sono incoraggiati. L’obbligatorietà della prova. L’ingresso del mondo del digitale come parte integrante delle procedure. Taglio a problemi che allentano la tempistica della procedura. Tutte questioni previste nella nuova procedura per istruire il giudizio penale e civile.

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Ma arrivando alla contestata prescrizione: si segue il criterio della riforma Bonafede per cui la prescrizione non diventa più applicabile. Vero però che in Appello i processi debbono essere chiusi entro in due anni. La Cassazione non può durare più di un anno. Se questo non avviene scatta l’improcedibilità. – Ma è anche vero che i processi più complessi possono durare in Appello tre anni e diciotto mesi in Cassazione e per i reati più gravi (mafia, terrorismo, spaccio, stupro), il giudice potrà chiedere di prolungarli per complessivi altri tre anni in Appello e altri 18 mesi in Cassazione

La Commissione Giustizia ha approvato questa nuova struttura. Questa nuova formula, se approvata, entrerà in vigore nel 2025. Si prevede di impinguare la dotazione di personale per il ministero della Giustizia.

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