Oro olimpico … “Tutto merito delle scarpe”

Quando lo sponsor prende il posto del pensiero

Rimasta compressa per due anni scoppia la polemica sulle cosiddette “scarpe magiche”

 

La vera guerra è tra i testimonial. Leggasi campioni o ex che pubblicizzano un prodotto piuttosto che un altro e quando vedono la concorrenza crescere gettano discredito. Così facendo il dileggio passa al campione neo-vincente e questi si sente poi in dovere di replica. Il dato che si rileva, quindi, è che ‘anche il running è un business’. Altro che sport di strada.

La polemica l’ha lanciata Karsten Warholm. Il norvegese quattrocentista è testimonial della Puma. Il fatto che definisca spazzatura le scarpe Nike di Jacobs suggerisce legittimi sospetti. Le ha definite “inutili trampolini”. Tanto inutili non paiono se Jacobs ci ha vinto la gara principe dell’atletica.

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Ma la Puma ha un altro testimonial d’eccezione. Si chiama Usain Bolt. Il campionissimo centometrista ha definito ridicolo il vantaggio che sarebbe stato offerto a Jacobos nell’aver acconsentito indossare certe scarpe.

Diventa chiaro che gli sponsor non dettano legge solo sulla gestione del campione, non si limitano a trarre i benefici commerciali dai suoi successi, ne determinano il pensiero e la sfera della sua immagine pubblica. Sempre più vogliono dire che sono stati gli sponsor determinanti nel futuro di un futuro campione. E dicono la loro anche quando la scommessa è sbagliata.

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