11 settembre

Il governo talebano ha resistito alla tentazione della colossale provocazione di proclamare il nuovo governo afghano proprio oggi

 

Venti anni fa, dopo l’attacco di Al Quaida alle torri gemelle tutti si dichiararono convinti che il mondo sarebbe cambiato, che niente sarebbe stato più lo stesso. Nulla di questa profezia si è avverato perché identiche le contraddizioni in Medio Oriente con le forze estremiste che alzavano i termini dello scontro. 

C’è stata l’invasione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti alla ricerca di colui che fu ritenuto il responsabile dello storico attentato terroristico. Osama Bin Laden prima si dichiarò estraneo poi invece rivendicò. Fu trovato ed esecutato dall’esercito statunitense, il famoso “lavoro ben fatto” dichiarato da Barack Obama.
Questo per dire che nulla della grande svolta democratica di quel presidente trovò concretezza. Gli States hanno continuato a muoversi in quegli scenari di guerra con l’attenzione di un elefante tra i cristalli. Ultima la decisione del ritiro dalla scena afghana, proclamato da Trump, effettuato da Biden.
Al di là delle supposizioni e dei sospetti di continuità tra l’attuale governo afghano e statunitense finalizzato alla gestione del rame, resta il grande interrogativo su cosa ci ha lasciato questo grande evento di guerra sensazionalistico che fu l’attentato alle Torri Gemelle.
Il monumento di Ground Zero sul luogo dell’attentato terroristico simbolizza un nuovo contenuto legato alla furia omicida che si scatena nella sua guerra: il ritorno al livello zero. Nessuna contesa appianata, nessun torto vendicato … È il flusso degli interessi che si riprende la scena e ne determina i nuovi attori. Altra grande logica non c’è.
Ma il problema consiste nell’affermazione di questi flussi di interessi. Come nell’Adelchi del Manzoni, ” non resta che far torto per non subirlo “.
Ed è qui che la Storia tristemente si ripete.

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