“Donna si nasce non si diventa”

Dopo venti anni colei che ha inventato di Harry Potter, la scrittrice J. K. Rowling, è attaccata per le sue posizioni non conformiste riguardo il tema del genere

Ha esaurito la sua spinta innovativa? La capacità di guardare avanti e inventare mondi impossibili si è esaurita? Niente affatto. Rowling in questi anni ha messo a profitto la fama acquisita per essere la scrittrice più letta del mondo, grazie ai suoi sei libri di Harry Potter. Infatti ha continuato ad intervenire su temi di attualità col suo piglio liberale che molti hanno apprezzato, suoi lettori e non.

Ora, ci dice il quotidiano inglese New European (nel numero pubblicato il 4 novembre) che la donna non è più amata dal pubblico britannico. L’inversione di tendenza è avvenuta per alcune dichiarazioni incaute della scrittrice sul fatto che l’identità di genere non può essere oggetto di scelta, ma consiste in una condizione naturale. Di qui la bufera su di lei che era stata sempre un’icona liberal nel mondo anglofono.

Rowling ha infatti sempre difeso una linea politically correct, molto attenta alle nuove istanze, ricorda il New Europen. Si rifiutò di adottare escamotage legittimi per evitare di pagare in tasse la metà dei suoi guadagni, tanto che nel 2018-2019 avendo incassato cento milioni di sterline per diritti cinematografici poco meno della metà le sono stati sottratti dal fisco. Un comportamento e una linea sempre integerrima e forte delle posizioni che assumeva nel dibattito. Dal 2019 però la simpatia politica che aveva guadagnato con le sue esternazioni ha iniziato a declinare.

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Rowling sostenitrice del Regno Unito, Rowling contraria alla Brexit, Rowling che critica il Labour Party da sinistra aveva tenuto botta ad ogni reazione avversa. Ma sulla polemica di genere non c’è notorietà che non rischi di naufragare.

Tutto è iniziato dal dibattito creato attorno al Gender Recognition Act. (Dal 2004 nel Regno Unito chi vuole cambiare sesso deve passare attraverso il questa misura legale di nuovo riconoscimento sessuale. Lo si fa per ottenere il certificato una nuova identità di genere. Chi si sottopone a questa pratica burocratica deve dichiarare di sentirsi a disagio nel suo sesso naturale, di sentirsi meglio se fosse di un altro sesso … C’è stata quindi polemica da parte dei trans perché si ritiene questa un passaggio traumatico, oppressivo, liberticida … ).

La polemica sul senso di appartenenza a una sessualità definita ma anche di neo-definizione (trans) che ne è nata rimane pane quotidiano del dibattito attuale. La Rowling ha avuto il torto di volerci entrare con un twitt scritto il 6 giugno scorso. L’ideatrice di Harry Potter si rivolge alle “persone mestruate”. Chiaro che con l’espressione provocatoria si intenda una donna propriamente detta e non una donna acquisita (si chiede scusa se così dicendo si sono offese alcune sensibilità). Quindi ne è scaturita una breve dissertazione sulla definibilità delle nuove configurazioni di appartenenza sessuale.

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Rowling viene così accusata di transfobia. Di qui si scatena l’Inferno sui Social. Precedentemente la creatrice di Harry Potter aveva anche sostenuto una ricercatrice che difendeva l’appartenenza al sesso femminile come una condizione biologica oggettiva, reale. A quel punto nella polemica accesa anche sulle precedenti cause da lei abbracciate si è lanciato il sarcasmo su chi sposa solo “cause perse”.

Ma il dato che deve far riflettere è come le ragioni di una minoranza per capacità di fare rumore siano diventate di una maggioranza davanti alla quale anche punti di riferimento culturale importanti rischiano di vacillare.

 

 

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