Dipendente risarcita, contratto illegittimo: l’azienda non aveva valutato i rischi Covid

La sentenza storica, relativa ad un contratto a termine, è stata seguita da uno studio legale romano

Una sentenza senza precedenti, seguita da uno studio legale romano in cui compare anche un praticante eretino, impone alla ditta il risarcimento di circa 10mila euro della dipendente, stabilendo che sia illegittimo il suo contratto a termine.

Il Giudice del Tribunale di Roma Daniela Bracci, con la Sentenza n. 10751/2021, pubblicata il 20 dicembre, ha stabilito che il Documento di Valutazione dei Rischi di una azienda pubblica romana non fosse stato aggiornato con la valutazione dei rischi relativi alla possibilità di contrarre il virus Covid-19 sul posto di lavoro. Per questo ha obbligato la ditta, che opera nel campo degli enti lirici, a risarcire con più di 10mila euro la sua dipendente, che era stata assunta a tempo determinato.

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L’obbligo da parte delle imprese di redigere il documento è stabilito dall’articolo 28 della legge 81 del 2008; sostiene che il DVR sia la prova che ci sia stata la valutazione dei rischi, ma se questo è incompleto o mancante il contratto è illegittimo.

Il giudice, per la prima volta in Italia, non ha ritenuto sufficiente una valutazione dei rischi solo genericamente connessi alla prestazione lavorativa, ma ha affermato l’obbligo per il datore di lavoro di predisporre una valutazione dei rischi “correlata ai mutamenti dell’organizzazione aziendale in fase pandemica”.

La lavoratrice era rappresentata e difesa dallo studio legale dell’avvocato Antonio Preteroti, che commenta così questa sentenza: “Si tratta di un atto di giustizia ed è stata una significativa vittoria, sul piano giuridico, ma anche sul piano umano. Sono molto felice per la mia assistita e per il significato che questa sentenza assume per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori”.

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Si trata di una sentenza di primo grado, cui probabilemente la dittà sceglierà di fare ricorso ma, se confermata, potrebbe segnare un punto di non ritorno anche tra le aziende private i cui dipendenti, se dimostrassero il mancato aggiornamento del DVR, potrebbero vedere convertito il loro contratto in uno a tempo indeterminato.

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