Quando Il Presidente diventa intrattenimento

Pessima prova dell'informazione televisiva e dei primi notiziari che fanno dell'elezione al Colle un condensato di chiacchiere dal Transatlantico

Diciamo che il nostro paese non sta dando bella prova di sé al mondo. E non possiamo lamentarci se i principali organi di informazione del capitalismo finanziario paiono darci la linea. È perché non mostriamo di averla. E se non mostriamo, non l’abbiamo.

Come abbiamo ripetutamente detto la classe parlamentare ha un problema. Anzi due. Tenere immutato questo quadro di garanzie nel paese per l’affidabilità di chi lo conduce pur essendo costretti a cambiarlo. Ma l’altra problema consiste nel non vedersi sconfessati totalmente, detronizzati, comprimari in una scena in cui di attore ce n’è uno solo.

Di qui il timore che nasce da un sentimento genuinamente politico. Il fatto di essere detronizzati in nome del trionfo di un asse decisionale che sta altrove: a Bruxelles, nei rapporti di forza sempre più tesi tra Stati Uniti e Russia, nelle scelte dei mercati che sostengono il nostro debito cresciuto per i prestiti finalizzati al rilancio del paese.

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Quale ruolo si sono ritagliati gli eletti dal popolo in tutto questo? Cosa rappresentano? Ed ora che debbono dimostrare la loro capacità di dirigere si mostrano in rovinoso ritardo per uno scrutinio che riguarda millenove grandi elettori. Non ci sono ragioni né possibili raffronti con il passato, quando tra gli elettori c’erano fascisti e i comunisti filosovietici.  Nella Prima Repubblica le estenuanti consultazioni avevano un senso. Oggi no.

In questa rappresentazione senza un soggetto, la parte più triste la fa chi per mestiere deve dare la narrazione (come va di moda dire oggi) di quanto avviene. Poteva essere questa un’occasione per descrivere la ragionevolezza del nostro ordinamento costituzionale per capire il motivo per cui questa figura centralissima, ma non prevalente nel nostro ordinamento, sia chiamata costantemente a fare da arbitro tra i diversi poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario. Come fosse un uomo saggio che solo ha il sacro dovere di rappresentare tutti, al di là delle scelte che nello specifico vengono prese.

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I cronisti in pianta stabile davanti al Transatlantico si sono guardati bene dal raccontare il gossip, ma nemmeno dal descrivere la cifra dei nuovi problemi da risolvere per chiudere l’elezione. Né gli analisti da studio li hanno aiutati gran che.

La conversazione che più diverte allora è quella di simulare una scommessa e giocare sugli scenari possibili. Come se il problema del reale scaturisse da ciò che si è ritenuto possibile.

 

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