Gli eredi di re Umberto II chiedono indietro i gioielli di casa Savoia

Depositati nel caveau della Banca d'Italia, contano quasi 7000 brillanti

Chiedono i gioielli appartenuti un giorno a Casa Savoia.

Sono gli eredi di Umberto II che, 75 anni dopo la fine della monarchia, hanno iniziato a reclamare già dal novembre del 2021 i gioielli lasciati nel caveau della Banca d’Italia.

Ora Vittorio Emanuele di Savoia e le sorelle Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice sono di nuovo tornati alla carica, attraverso il loro legale, l’avvocato Sergio Orlandi, chiedendo di tornare in possesso di quelli che considerano “beni privati dei Savoia, perché sono gioielli in gran parte ricostituiti dalla regina Margherita (dopo la razzia di Napoleone)”.

In una intervista del novembre del 2021 a Il Corriere della Sera, Filiberto aveva sostenuto di aver parlato con il Presidente del Consiglio, Mario Draghi che, a detta sua, “ascoltò con attenzione la proposta di portarli alla luce”.

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Le gioie sono state depositate in Banca d’Italia dopo la nascita della Repubblica, il 2 giugno del 1946, quando il governatore era Luigi Einaudi, che poi ne diventerà presidente. Nel verbale di consegna è scritto: «Si affidano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno».

Stabilire ora chi ne abbia diritto, come recita il verbale, è dirimente ai fini della consegna di quasi 7mila brillanti e circa 2mila perle montati su diademi, collier, orecchini, sebbene gli eredi sembra che aspirino ad una esposizione dei gioielli al pubblico.

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L’idea dei Savoia è sedere ad un tavolo di trattativa con rappresentanti della Banca d’Italia, della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Economia per discutere della restituzione, o paventare un citazione in giudizio dello Stato.

Ricordiamo anche che i discendenti dell’ultimo re d’Italia, detto “re di maggio”, sono potuti rientrare in Italia solo nel 2003, dopo l’abrogazione delle disposizioni nella XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione che ne decretavano  l’esilio.

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