8 marzo 2022. Le donne resistono, senza confini

È inevitabile che la Giornata Internazionale della Donna nel 2022 veda protagoniste le donne ucraine, avamposto di salda resistenza ai colpi esacerbanti della vita e al tuonare dei mortai.

Alcune sono rimaste, nascoste nelle cascine di campagna o nei tunnel della metropolitana, perché impossibilitate a fuggire, o per non abbandonare i loro compagni, chiamati ad imbracciare le armi dai 18 ai 60 anni almeno; altre hanno lasciato parte della famiglia per fuggire ad ovest, percorrendo anche più di 4000 chilometri, dirette verso la Moldavia, la Romania o in Polonia, per tentare di mettere in salvo i loro figli, accrescendo le fila degli almeno due milioni di profughi che, ad oggi, si sono riversati in Europa, secondo l’UNHCR. Si tratta del 4,5% dei 44 milioni totali della popolazione.

Eppure le immagini di donne che rimbalzano in questi giorni nelle nostre case da canali più o meno blasonati infrangono i confini geografici e tornano all’essenza dell’essere donna, al suo perdurare. A quella che i C.S.I. nel 1993 hanno definito nel verso di “Del Mondo” “…E’ cavità di donna che crea il mondo/Veglia sul tempo lo protegge…”. È la stessa che Gustave Courbet ha immortalato nella tela “L’origine del mondo” nel 1866, cui Orlan ha accostato nel 2013 “L’origine della guerra”, rappresentando nella stessa posa un pene (quasi) in erezione, e che abbiamo scelto per illustrare questo articolo. Questa resistenza ce la dimostrano donne giovani e vecchie, da diverse latitudini.

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Avrà forse sei cinque-anni la bimba che, nascosta insieme a familiari e sconosciuti in un rifugio nelle viscere di Kiev, canta in un video l’adattamento ucraino del tema più famoso di Frozen – Il regno di ghiaccio, che nella versione inglese trova la protagonista ad accettarsi per quella che è, la regina del ghiaccio, senza cercare di essere ciò che gli alti vogliono che sia. Sembra quasi stridente ma, nella versione italiana, “All’alba sorgerò”, Anna ricorda che “da oggi il destino appartiene a me”.

Ancora una donna appare riversa in terra su un marciapiede di Irpin, vicino Kiev, nello scatto della fotogiornalista statunitense Lynsey Addario, che ha rapidamente fatto il giro del mondo, accanto a quello dei due figli e del marito, mentre insieme tentavano di raggiungere la capitale con il loro cane.

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E poi c’è l’80enne pittrice russa Yelena Osipova, che il 3 marzo ha sfilato in piazza a San Pietroburgo, dopo aver affrontato l’assedio delle truppe di Hitler su Leningrado tra il 1941 e il ‘44, dimostrando la capacità di resistere delle figlie e dei figli della Madre Russia. Sorreggendo due cartelloni scritti e dipinti a mano, Osipova incitava i soldati russi a deporre le armi, perché così sarebbero diventati eroi, mentre veniva applaudita e sostenuta da decine di concittadini. Un video, diventato presto virale, mostra il paradosso di due agenti russi, in assetto integrale antisommossa, che la arrestano, mentre altri tengono lontani i manifestati, che quel giorno sono stati arrestati in 285.

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