Uccisa in Metro, l’assassina è nullatenente: risarcisce lo Stato

La Repubblica Italiana obbligata a versare 760 mila euro alla famiglia di Vanessa Russo ammazzata con un’ombrellata nell’occhio da Doina Matei.

Sarà lo Stato Italiano a risarcire i familiari di Vanessa Russo, la ventiduenne romana uccisa nel 2007 alla stazione Termini della Metropolitana.

Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Roma a conferma di una precedente sentenza del Tribunale di Roma che aveva condannato la Presidenza del Consiglio dei Ministri a pagare il risarcimento danni da 760 mila euro complessivi.

Il motivo? L’assassina, Doina Matei, è nullatenente.

La vicenda riportata dal quotidiano “Libero” potrebbe sembrare incredibile.

In realtà il verdetto è basato sulla Direttiva numero 80 varata il 29 aprile 2004 dal Consiglio dell’Unione Europea che prevede un indennizzo equo e adeguato per le vittime di reato in un Paese dell’Unione europea qualora l’autore non possieda le risorse necessarie per il risarcimento, oppure non sia stato identificato o perseguito.

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Finisce, dopo 15 anni, un lungo e doloroso iter giudiziario per i familiari di Vanessa Russo. Il 26 aprile del 2007 la studentessa 22enne di Fidene venne uccisa con un ombrello in un tunnel della Metro Termini da Doina Matei, una giovane romena condannata a 16 anni per omicidio preterintenzionale aggravato, dal 2016 tornata a piede libero.

All’epoca il delitto ebbe grande risonanza mediatica per la sua efferatezza. Vanessa, al termine di un banale litigio con Doina, fu colpita all’occhio con la punta di un ombrello che arrivò a sfondarle la calotta cranica.

Dopo la condanna definitiva, per ottenere il risarcimento del danno, nel 2012 i familiari di Vanessa si rivolsero al Tribunale civile di Perugia, competente per territorio in quanto Doina scontava la pena nel carcere del capoluogo umbro.

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Nel 2014 la sentenza che condannava Doina a versare 260 mila euro al padre di Vanessa, 300 mila alla madre, 100 mila al fratello e 100 mila alla sorella. Somme mai riscosse in quanto Doina, con due figli in Romania, risultava essere nullatenente.

A quel punto i familiari della vittima decisero di citare lo Stato Italiano, in persona della Presidenza del Consiglio dei ministri, sulla base della Direttiva europea 80/2004. Dopo un estenuante ping pong, genitori e fratelli di Vanessa hanno avuto Giustizia.

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