GUIDONIA – TeatroFestival, Matteo e il suo mondo da “Disadattato”

Venerdì alle ore 21 all’Imperiale Matteo Micheli, attore professionista guidoniano: risate e spunti di riflessione

di Dajana Mrruku

Continua la kermesse di spettacoli teatrali in corsa per i premi del TeatroFestivalCittà, al teatro Imperiale di Guidonia.

Venerdì 27 maggio alle ore 21 Matteo Micheli presenterà il suo monologo tragicomico, “Disadattato”, spettacolo in gara tra i professionisti nella kermesse organizzata dalla direttrice Anna Greggi.

Abbiamo incontrato Matteo che tra tante risate e spunti di riflessione sull’attualità, ci ha raccontato il suo monologo e la necessità, a volte, di adattarsi al mondo in cui viviamo.

Matteo, perché definisce il tuo spettacolo tragicomico?

E’ un monologo tragicomico perché fa ironia sulla situazione in cui ci troviamo sotto tanti punti di vista. Nel mio spettacolo si potranno trovare dei momenti alla Gino Bramieri, quando raccontava le barzellette contro i politici con un ritmo all’americana e racconti delle mie disavventure. La chiave della storia sono i disadattati.

Ma chi sono questi disadattati?

Io sostengo fermamente che tutto il mondo sia pieno di disadattati. Ci sono quelli cattivi come i presidenti di Usa e Russia, Joe Biden e Vladimir Putin.

Ma ci sono anche i disadattati che un po’ si adattano alla realtà che ci circonda, come gli influencer.

E poi ci siamo noi, i disadattati peggiori perché siamo poveri stronzi. Sono disadattate le persone sole, che affrontano la vita di tutti i giorni.

Matteo si è mai adattato nella vita reale?

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Nella vita reale tutti quanti ci adattiamo, altrimenti non sarei mai riuscito a comprarmi la casa in cui abito a Guidonia.

Il disadattato è una persona che deve affrontare degli scogli. Come se il mondo fosse pieno di scogli e tu ti trovi sopra di esso e cerchi di prendere il sole. Ti fai male perché è scomodo, ma tu sei stupidamente determinata a prendere il sole proprio lì, forse perché è il solo posto in cui puoi restare.

Anche io mi sono adattato, l’ho fatto per necessità. Ho fatto il barzellettiere ai matrimoni, ma non era il motivo per cui ho fatto tutti gli anni di scuola.

Senza niente togliere a chi lo fa di mestiere, ma d’altronde è meglio un Grande Fratello fatto bene o La dodicesima notte di Shakespeare fatta male? Se ci sono tutte queste edizioni del GF, un motivo ci sarà.

Esiste una soluzione?

Il rigore, la disciplina e la precisione, qualunque sia il tuo mestiere. Solo così potrai avere la possibilità di giocare e divertirti, come in Disadattato, uno spettacolo comico, ma amaro.

Quale messaggio vuole trasmettere agli spettatori?

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Che si può essere altro. Chiunque veda la situazione, può anche pensare ad un’altra possibilità.

Qualcuno si riconoscerà in alcune scene che presenterò. Oltre a ridere, io voglio far riflettere sull’importanza della risata.

C’era questo signore, Francoli Francesco Antonio ci diceva sempre: “Provate ad immaginare se di fronte ad Adolf Hitler che tiene un comizio, gli spettatori, invece che applaudirlo, avessero iniziato a ridere. La fine della dittatura senza sparare un colpo”.

Eccolo il valore della comicità.

Dobbiamo ragionare con la nostra testa e capire di cosa possiamo ridere. Io venivo spesso deriso dai miei coetanei quando ero più piccolo, e oggi è la mia forza. Ho imparato ad accettare il mio naso e la mia testa grande. Però bisogna sempre fare attenzione alle parole perché possono ferire.

È la prima volta che partecipa al TeatroFilmFestival? Obiettivi?

Sì, la mia primissima volta. Mi sono accorto che non avevo mai fatto niente di mio nella mia città, Guidonia. Quindi ho deciso di provarci, non mi interessano i premi, voglio solo far divertire gli altri e farli riflettere.

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