MONTEROTONDO – “Negro di merda”, pestato l’italiano di colore: caccia al branco

Stanotte allo Scalo sette ventenni hanno malmenato un 31enne italiano di origine capoverdiane amico di Willy Monteiro

Lo hanno prima provocato con offese per il colore della pelle, poi sono passati alle vie di fatto con un pestaggio di gruppo.

Scene di sempre più ordinaria violenza metropolitana.

E’ accaduto all’alba di oggi, domenica 12 febbraio, in via Salaria a Monterotondo Scalo, in provincia di Roma. La vittima è Danilo Da Graca Rocha, un 31enne italiano, nato a Roma da genitori di origini capoverdiane, una famiglia trapiantata da 17 anni a Monterotondo e amica della mamma di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo di 21 anni ucciso durante un pestaggio il 6 settembre 2020 a Colleferro nel tentativo di difendere un amico in difficoltà.

Oggi pomeriggio Danilo Da Graca Rocha si è presentato presso la caserma dei carabinieri di Monterotondo per sporgere denuncia contro ignoti allegando il referto medico del pronto soccorso dell’ospedale “Santissimo Gonfalone” dove stanotte è stato medicato, suturato e dimesso con una prognosi di dieci giorni per una ferita lacero-contusa al fianco sinistro, una tumefazione all’occhio destro e contusioni varie a braccia, spalle e gambe.

Secondo il racconto di Danilo al quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv, l’aggressione è avvenuta verso l’una di notte all’altezza del civico 219/A di via Salaria, nel parcheggio antistante la filiale della “Blu Banca”.

Il 31enne era appena uscito da casa, distante pochi isolati dal luogo del pestaggio, e a piedi stava raggiungendo un amico al “Caffè La Torre”, a neanche cento metri.

Mentre andavo – racconta al telefono Danilo – nel parcheggio antistante la banca ho incrociato un gruppo di sette ragazzi che urlavano, erano tutti italiani di età compresa tra i 18 e i 21 anni, uno dei quali portava un pitbull di colore grigio.

Ho tirato dritto per la mia strada, quando uno di loro – probabilmente il “capobranco” – mi ha urlato contro: “Negro di merda”. A quel punto mi sono fermato, l’ho guardato e gli ho risposto: “Ragazzino, fai il bravo”.

Una risposta percepita come la peggiore delle offese, se è vero che il ventenne si è immediatamente avvicinato a Danilo.

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Mi è venuto faccia a faccia – racconta ancora il 31enne italiano di Monterotondo – e mi ha urlato in segno di sfida: “Sono stato io che ti ho detto negro”. Ho lasciato correre e ho ripreso il percorso verso il mio amico che mi aspettava all’interno del bar”.

Evidentemente Danilo pensava che fosse finita lì, invece si sbagliava.

Ero a una distanza di circa 20 metri dal gruppo – continua nel racconto fornito anche ai carabinieri – e il capobranco mi ha lanciato contro in sequenza una bottiglia di Estathé e una bottiglia di vetro di Coca Cola.

Dopodiché ha afferrato un sasso grande, mi è arrivato di corsa addosso nel tentativo di colpirmi alla testa ma non c’è riuscito.

Mi hanno accerchiato, uno mi ha colpito con un pugno al volto, un altro mi ha scaraventato a terra e a quel punto mi sono venuti tutti addosso”.

Una scarica di calci al volto, al torace, agli arti superiori e agli arti inferiori.

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Attimi interminabili di paura.

Ho pensato soltanto a proteggere la testa – spiega ancora Danilo – mi sono rannicchiato su me stesso mentre mi prendevano a calci come un sacco. Poi si sono dileguati nel buio”.

Nel frattempo l’amico è uscito dal bar e ha subito raggiunto Danilo per accompagnarlo al pronto soccorso di Monterotondo.

Abbiamo anche fatto un giro allo Scalo per cercarli – racconta la vittima del pestaggio – uno lo abbiamo intercettato davanti la mia abitazione e mi ha riconosciuto. Sono sicuro che abitano tutti allo Scalo e prima o poi li incontro di nuovo”.

Secondo il racconto di Danilo Da Graca Rocha, il gruppo di ventenni era nel pieno di un sabato sera alcolico.

Il ragazzo che mi è venuto faccia a faccia emanava l’olezzo inconfondibile dell’alcol – confessa il 31enne – credo che l’alcol abbia inciso sul tentativo di colpirmi con un sasso in testa. Non era la prima volta che mi chiamano negro per offendermi, una scazzottata può anche succedere.

Ma tanta violenza non l’avevo mai subita: se fosse riuscito a colpirmi col mattone sarei rimasto sull’asfalto, come è accaduto al povero Willy”.

Spetterà ai carabinieri di Monterotondo individuare gli autori del pestaggio a sfondo razziale, anche attraverso l’acquisizione delle immagini del sistema di video-sorveglianza delle attività commerciali dello Scalo.

La caccia al branco è appena iniziata.

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