GUIDONIA – Ucciso dal suocero, l’ex moglie della vittima: “Ha portato via i miei figli”

Alessandra Fedele rivela che durante il Lockdown Massimiliano Moneta le aveva sottratto due dei 3 bambini

E’ una tripla tragedia: per mio padre, per il mio ex marito, per i miei figli. Una tragedia e basta, l’epilogo peggiore per come poteva finire una situazione simile”.

A parlare così è Alessandra Fedele, la 40enne moglie di Massimiliano Moneta, l’uomo di 57 anni residente a Marco Simone Vecchio, quartiere di Guidonia Montecelio, ucciso martedì 11 aprile a Vada, una frazione di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Massimiliano Moneta, il 57enne di Marco Simone di Guidonia ucciso a fucilate a Rosignano Marittimo

Oggi pomeriggio, giovedì 13 aprile, Alessandra, figlia di Antonino Fedele, il sospettato numero uno del delitto, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Barbara Di Palma, la giornalista de “La vita in diretta”, il programma di Rai 1 condotto da Alberto Matano.

Alessandra ha raccontato di una separazione burrascosa da Massimiliano iniziata nel 2019 e culminata nel 2020, quando la donna, insieme ai tre figli di 17, 14 e 13 anni, ha lasciato Marco Simone Vecchio per Rosignano Marittimo, la cittadina toscana dove la coppia si unì in matrimonio nell’estate del 2006.

La 40enne ha rivelato che il giorno del delitto, nel pomeriggio, era fissata un’udienza in Tribunale a Livorno dove Massimiliano Moneta era imputato per sottrazione di minore.

Alessandra Fedele, la 40enne moglie della vittima e figlia di Antonino Fedele presunto assassino tuttora ricercato

“In questa storia io sono quella che ci rimette più di tutti – si è sfogata Alessandra Fedele ai microfoni de “La vita in diretta” – Io già non ho più due figli perché se li è portati via due anni fa, il mio ex marito mi ha sottratto due dei nostri tre figli, li ha portati a Guidonia durante il Lockdown e non me li ha più restituiti.

Alessandra Fedele definisce “ex” Massimiliano Moneta, anche se i due erano ancora moglie e marito davanti alla legge.

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Nel corso degli ultimi anni era stata sempre la legge a dover intervenire in una relazione costellata anche da maltrattamenti, botte e soprusi.

La separazione burrascosa, l’affidamento conteso dei figli e le accuse di maltrattamenti fanno da scenario ad una vicenda dolorosissima nella quale, probabilmente, Antonino Fedele non è voluto restare un semplice spettatore.

Così alla domanda della giornalista se il padre possa aver ucciso l’ex per difendere e liberare lei, Alessandra risponde: “Che devo pensare? Io mi sento nuovamente una vittima”.

Fatto sta che da oltre 48 ore l’80enne è irreperibile e i carabinieri stanno maturando l’ipotesi che l’anziano abbia premeditato il delitto dell’ex genero.

“Non ho idea se mio padre se sia vivo o se sia morto – si è sfogata oggi pomeriggio a “La vita in diretta”, Alessandra Fedele – non ho la più pallida idea di cosa sia successo, del perché, non ho idea di niente”.

Gli investigatori hanno accertato che martedì mattina Massimiliano Moneta era partito da Guidonia Montecelio in compagnia del suo avvocato per recarsi al Tribunale di Livorno e partecipare all’udienza che vedeva il 57enne imputato per sottrazione di minore.

Tuttavia il legale ha accompagnato Moneta presso il podere di Antonino Fedele a Vada, dove ha trovato la morte. Ai carabinieri l’avvocato ha riferito di aver atteso in auto Massimiliano Moneta all’esterno del terreno, di essere fuggito via appena avvertiti i colpi di fucile e di aver immediatamente allertato il Numero Unico per le Emergenze 112.

Più di un interrogativo resta irrisolto.

Massimiliano e Antonino avevano un appuntamento?

Oppure il 57enne si presentato spontaneamente?

E per parlare di cosa?

“Io sono arrivata dopo – ha raccontato oggi pomeriggio Alessandra al programma di Rai1 – non si sono mai incontrati in tre anni, non capisco perché il mio ex marito fosse lì, perché si sarebbero dovuti incontrare proprio quel giorno. Io aspettavo il mio ex marito in Tribunale, quindi mi aspettavo di vederlo in Tribunale”.

Alessandra si è detta ignara anche del fucile utilizzato per uccidere Massimiliano Moneta e rinvenuto dagli inquirenti nelle campagne circostante il podere dell’80enne ricercato.

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Non so perché mio padre avesse un fucile – ha sottolineato Alessandra a “La vita in diretta” – non avevo la più pallida idea che avesse un’arma. Anche questo per me è strano”.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Alessandra Fedele è stata la prima a raggiungere il podere del padre dopo essere stata avvertita dal figlio maggiore 17enne che vive a Guidonia. Pare che Massimiliano Moneta fosse ancora in vita, mentre Antonino Fedele si era già dileguato.

La vicenda mostra ancora parecchi “buchi neri” e punti interrogativi irrisolti.

Com’è fuggito un anziano di 80 anni, originario della Calabria, soprannominato “Faccia d’angelo”, con un passato da latitante in Francia e familiari considerati vicini alla ‘Ndrangheta?

L’auto del presunto assassino è stata ritrovata all’interno del podere dove Moneta è stato freddato a fucilate. Per cui è facile ipotizzare che Fedele si sia dileguato con l’aiuto di un complice.

E il possibile complice è stato avvisato nell’immediatezza?

Oppure era già informato prima dell’omicidio? Dubbi che soltanto l’80enne potrà sciogliere.

Ma dove si nasconde Antonino Fedele?

E’ tornato nella provincia di Reggio Calabria di cui è originario? Oppure è ritornato in Francia, dove fu latitante per oltre dieci anni per problemi con la giustizia prima di rimpatriare negli anni Novanta?

Finora le ricerche della zona di Rosignano sono state vane, sia quelle con l’elicottero che coi cani molecolari.

La caccia continua.

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