NEROLA - Marcello Neroni, il giudice e il pentito smontano le accuse oscene al Papa

L’ex magistrato Otello Lupacchini: “Spia alla francese” L’ex boss Antonio Mancini: “Tirapiedi di Renatino”

A ritenerlo credibile sembra soltanto Alessandro Ambrosini, il giornalista che lo ha registrato durante una conversazione di 14 anni fa.

San Giovanni Paolo II, il Pontefice oggetto di accuse oscene da parte di Marcello Neroni di Nerola

Ma secondo gli “addetti ai lavori”, è personaggio tutt’altro che affidabile Marcello Neroni, il pregiudicato romano di 82 anni da tempo trapiantato a Nerola, piccolo Centro di nemmeno 2 mila anime nella Sabina Romana (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO), che accusa Papa Wojtyla di pedofilia (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Nel 1993 l’anziano venne arrestato dalla Polizia nell’ambito dell’operazione “Colosseo” condotta dal giudice istruttore Otello Lupacchini – e poi assolto – per presunti affari con Enrico De Pedis, detto “Renatino”, l’uomo definito il capo della cosiddetta Banda della Magliana.

Nell’ordinanza Colosseo Marcello Neroni, nato a Roma il 25 giugno 1941, era citato per la gestione dei videopoker nel quartiere Prati e in collegamento sia con De Pedis che con Giuseppe De Tomasi, detto “Sergione”, un nome già comparso nelle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Nella puntata di Atlantide dal titolo “Emanuela, Mirella, Simonetta. L’ora della verità” condotta da Andrea Purgatori, il giornalista che ha registrato l’audio choc, Alessandro Ambrosini, ha spiegato i motivi per cui Marcello Neroni sarebbe affidabile.

Il giornalista Alessandro Ambrosini che nel 2009 registrò l’audio di Marcello Neroni

“Non è un personaggio a caso, un personaggio minore, è il nodo tra il mondo di sotto e mondo di mezzo. Non ha detto cose a caso, è stato specifico”, ha premesso Ambrosini raccontando di aver cercato Neroni che fino al 2009 non era mai stato intervistato al contrario di altri pregiudicati romani gravitanti intorno alla gang diventata oggetto di romanzi, film e serie tv.

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“Neroni – ha spiegato Ambrosini – pensava di parlare con qualcuno mandato dalla Procura o dal Servizi Segreti. La sua credibilità sul caso di Emanuela Orlandi secondo me deriva dalle 3 ore e mezzo di audio e dal suo rapporto stretto con De Pedis”.

Antonio Mancini, ex membro della cosiddetta Banda della Magliana e collaboratore di giustizia

Di opinione diametralmente opposta è Antonio Mancini, 75 anni, detto “Accattone”, ex membro della Banda e collaboratore di giustizia, intervenuto ieri sera, mercoledì 19 aprile, al programma “Chi l’ha visto?” su Rai3.

“Ci tengo a dire – ha esordito Mancini riferendosi alle accuse a Papa Wojtyla – che quando ho letto tutte queste cose su Internet, le dichiarazioni del Neroni, la prima cosa che ho pensato è: se questo è il confessore di De Pedis, io sono Gianna Nannini.

Secondo Antonio Mancini le dichiarazioni di Neroni sul Papa Santo sono estremamente fantasiose, il collaboratore di giustizia ipotizza l’impossibilità di un “Papa Belushi”, accostando Wojtyla a John Belushi, l’attore dalla vita sregolata protagonista di “The Blues Brothers”.

Insomma, due personalità lontanissime tra loro.

Ieri sera a “Chi l’ha visto?” Antonio Mancini ha inoltre raccontato di conoscere Marcello Neroni dagli anni ’60 in quella che era una Roma “malavitosa, ma non criminale”.

Secondo la versione dell’ex boss della Magliana, l’82enne pregiudicato di Nerola sarebbe stato soltanto un “ammorbidente”, uno che sapeva menare le mani e convincere chi rifiutava di pagare le estorsioni, Neroni “parlava più con le guardie che con i compagni suoi, Renatino lo trattava come un tirapiedi”, ha proseguito “Accattone” sottolineando che De Pedis non avrebbe nutrito alcuna stima né fiducia nell’uomo che infama il Papa Santo e non gli avrebbe mai rivelato segreti, tantomeno quelli di cui l’82enne ha rivelato di essere a conoscenza sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.

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Otello Lupacchini, il giudice che indagò sulla cosiddetta Banda della Magliana

A smontare la credibilità di Marcello Neroni è anche Otello Lupacchini, l’ex magistrato che indagò sulla Banda dalla Magliana.

“Marcello Neroni – ha detto Lupacchini a LaPresseè quello che veniva definito dai suoi sodali una ‘spia alla francese’, vale a dire un personaggio uso al doppio, triplo, quadruplo gioco, che cercava di lucrare facendo lo ‘spione’.

Conosco quell’audio da anni: il problema è chi, perché e per conto di chi abbia fatto quelle dichiarazioni e cosa il suo mandante, che resta un fantasma, si proponesse di fare.

Non ritengo che Neroni abbia fatto quelle dichiarazioni se non indotto da qualcuno. Naturalmente non si può dare credibilità preventiva a quell’audio senza nessuna verifica. Bisogna capire perché, per conto di chi e ai fini di che cosa, quelle dichiarazioni vengono fatte”.

“L’audio è vero – ha affermato ancora l’ex giudice istruttore a LaPresse – non vi sono dubbi ma il contenuto sarà da verificare considerato il personaggio da cui proviene e il momento in cui arriva.

La dichiarazione di Neroni risale al 2009 e quindi quando è in pieno svolgimento l’indagine sollecitata dalle dichiarazioni di Sabrina Minardi.

Una indagine che si svolgeva fin troppo alla luce del sole”.

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