GUIDONIA - Per realizzare il sottopasso vuole demolire il palazzo, Comune condannato

Risarcimento da 333 mila euro a Stefano Pascucci: l’Ente espropriò lo stabile a insaputa del proprietario

Al momento della presentazione più di qualcuno storse il naso, sollevando dubbi sulla sua realizzabilità. Eppure, mezzo Consiglio comunale di Guidonia Montecelio approvò quell’idea di un sottopassaggio da far riemergere dal sottosuolo demolendo parte di un palazzo in costruzione.

Che fosse una follia lo aveva già decretato il Tar del Lazio il 22 marzo 2021 con la sentenza 3492.

Davanti all’evidenza i giudici non faticarono ad annullare la delibera di Consiglio comunale con la quale il 24 giugno 2015 l’allora amministrazione Rubeis approvò il progetto in variazione urbanistica relativo alla viabilità sostitutiva dell’incrocio tra via Mario Di Trani, via Maurizio Moris e via Augusto Bordin e decise di espropriare il fabbricato residenziale in via dei Consoli.

L’imprenditore Stefano Pascucci di Guidonia deve essere risarcito di oltre 300 mila euro

Oggi, lunedì 22 aprile, a distanza di tre anni da quella sentenza, il Tar ha presentato il conto al Comune di Guidonia Montecelio condannandolo a risarcire 258.335 euro alla “P&P”, la società del 56enne costruttore guidoniano Stefano Pascucci.

Lo stabilisce la sentenza numero 7947 (CLICCA E LEGGI LA SENTENZA).

L’avvocato Francesco Castiello

I giudici amministrativi hanno infatti condiviso il ricorso dei legali dell’imprenditore, gli avvocati Francesco Castiello e Giuseppe Tiripicchio, che avevano citato in giudizio sia il Comune che Rete Ferroviaria Italiana.

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Il fantomatico sottopasso di via Moris, infatti, sarebbe dovuto rientrare nell’ambito dei lavori da 150 milioni di euro per il raddoppio della ferrovia Lunghezza-Guidonia.

L’ingegner Umberto Ferrucci, ex dirigente all’Urbanistica del Comune di Guidonia Montecelio

In realtà il progetto del sottovia non è mai stato approvato tantomeno finanziato, per questo l’8 giugno 2010 l’allora dirigente all’Urbanistica Umberto Ferrucci rilasciò alla “P&P” la concessione per costruire il fabbricato residenziale in via dei Consoli, la strada che unisce via Augusto Bordin con viale Roma.

Tuttavia 5 anni più tardi il Consiglio comunale decise di espropriare lo stabile a insaputa di Pascucci.

Il fabbricato residenziale di via dei Consoli a Guidonia di proprietà della “P&P” di Stefano Pascucci

Gli avvocati Castiello e Tiripicchio hanno dimostrato ai giudici che per oltre sei anni, cioè fino alla sentenza del Tar del 2021, il costruttore fu costretto al blocco totale delle vendite degli appartamenti.

Non solo.

“Anche le poche prenotazioni/proposte di acquisto “condizionate” pervenute alla P & P S.r.l. relativamente a tre appartamenti sono state successivamente annullate, su richiesta dei proponenti – evidenziano i legali – stante l’impossibilità di determinare, in concreto, non solo l’esito ma anche una ragionevole durata del contenzioso amministrativo, all’epoca in corso, in tutti i suoi gradi di giudizio”.

Secondo i calcoli degli avvocati Castiello e Tiripicchio, l’imprenditore Stefano Pascucci avrebbe avuto diritto a un risarcimento di 258.335 per il danno patrimoniale subìto, oltre rivalutazione monetaria e interessi per un totale di 333.442,15. Risarcimento riconosciuto in toto.

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Il Tar del Lazio ha riconosciuto la piena responsabilità del Comune di Guidonia Montecelio

Il Tar ha affermato la piena responsabilità del Comune di Guidonia Montecelio, considerata la manifesta negligenza e imperizia nell’adozione la delibera annullata il 22 marzo 2021 in quanto connotata “da profili d’illogicità ed irrazionalità desumibili con evidenza dalla documentazione acquisita”.

Viceversa i giudici hanno scagionato Rete Ferroviaria Italiana.

In particolare il Tribunale amministrativo ha riconosciuto la colpa sulla scorta della nota protocollo 12783 del 9 febbraio 2016 prodotta dai legali del costruttore.

Nel documento il fantomatico sottopasso progettato da RFI era espressamente definito di “dubbia realizzabilità”, in ragione dell’estrema problematicità della realizzazione dell’innesto tra la viabilità di quartiere e la rampa del sottopasso, in conseguenza della presenza del fabbricato della società ricorrente.

Insomma, l’amministrazione Rubeis era ben consapevole dell’esistenza di significative problematiche.

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