Guidonia – Feci dai tubi dell’acqua piovana, fosso Sant’Antonio è una fogna a cielo aperto

Scarico DX e schiuma fosso pontilcello La puzza basta da sola a far intuire cosa vi scorra dentro. Le analisi sono soltanto la conferma che il fosso di Sant’Antonio, il corso d’acqua che da Tor Lupara passa per Colleverde, tagliando a metà Parco Azzurro per confluire nel fiume Aniene, è una fogna a cielo aperto.
Lo dice l’Agenzia regionale protezione ambientale per il Lazio interpellata dagli abitanti del centro residenziale di via Nomentana, stanchi di convivere da sempre con odori sgradevoli, zanzare, topi e bisce. Il 19 maggio il dirigente Unità Acque superficiali e sotterranee Isabella Mezzo e il responsabile del Servizio risorse idriche e naturali Enzo Spagnoli hanno trasmesso alla Polizia municipale, alla Provincia di Roma, al sindaco Eligio Rubeis, all’Asl Roma G e alla Procura di Tivoli un rapporto choc sulla base dei campioni prelevati dodici giorni prima.
I risultati delle analisi chimiche e microbiologiche hanno evidenziato che le acque del fosso sono piene di batteri di origine fecale, addirittura un milione 530 mila in 100 millilitri. La conferma ai sospetti degli abitanti di Parco Azzurro che l’8 aprile avevano inviato un esposto con 44 firme anche ai carabinieri del Noe, alla Regione Lazio, ad Acea Ato2 oltre che al Procuratore Capo di Tivoli Luigi De Ficchy, primo destinatario del documento.
Nell’esposto, promosso dal geologo Luigi Castiglione, venivano segnalati odori sgradevoli
e nauseanti di fognatura avvertiti di giorno, ma soprattutto di notte, nella zona di via Croce del Sud e in quella a ridosso di via Palombarese: un vero e proprio tormento per almeno 250 famiglie delle 800 residenti, costrette a stare “tappate” in casa con le finestre chiuse. Nell’esposto i firmatari avevano anche allegato una documentazione fotografica dettagliata per evidenziare la presenza di schiume biancastre lungo il corso d’acqua e degli scarichi definiti “anomali”, sia nel centro residenziale che nella zona di Colleverde e in quella di Poggio
Fiorito, come riferito recentemente da alcuni residenti al geologo.

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Particolare Schiume fosso Ponticello Pozzetto con fuori uscita di materiale Scarico sx schiume ponticello sx

“Sono il presagio di possibili rischi igienico-sanitari per tutti noi – spiega Castiglione – oltre che di inquinamenti del fosso e delle falde con conseguenti disastri ambientali che comprometterebbero le attività produttive del comparto agricolo, agrituristico e degli allevamenti di animali situati sia vicino al fosso che a valle”.
Una spiegazione a tutto ciò ci sarebbe e andrebbe ricondotta anche a numerose ville del Parco che avrebbero allacciato gli impianti delle acque “nere” a quello delle acque “chiare” e viceversa: insomma, “pipì” e “pupù”, anziché in fogna finirebbero dritti nell’Aniene.
La prova? Gli escrementi e la carta igienica che fuoriescono dai tombini per le acque chiare a ogni temporale. “Da moltissime caditoie stradali e dai pozzetti per la raccolta dell’acqua piovana interni al centro residenziale – spiega ancora Luigi Castiglione – provengono odori sgradevoli associati, in presenza di bassa pressione e/o umidità elevata, ad evidenti nuvole di vapore. Un tempo – conclude il professionista – il fosso era abitato da trote e paperelle, speriamo possa tornare ad essere un valore aggiunto per Parco Azzurro”.

(ma. sa.)

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