Guidonia – Ai domiciliari il sindaco delle “grandi opere”: corruzione e concussione

Un risveglio traumatico per Guidonia Montecelio che all’alba di lunedì 20 luglio apre gli occhi davanti alla notizia del proprio sindaco finito ai domiciliari per corruzione. Reazioni diverse a seconda del convincimento politico. Sul web, soprattutto, si apre un ventaglio di commenti che vanno dall’esultanza all’incredulità. Tutti, a prescindere, sciorinati senza conoscere fatti e specialmente atti.

Si parlava di grandi opere e balza subito alla mente viene il mega progetto della nuova area industriale che proprio Rubeis aveva annunciato come una svolta epocale per la città. Un grande polo agroalimentare del Mediterraneo in grado di proiettare Guidonia in una dimensione europea. Ben 155 ettari, 320 milioni di investimenti e 840 posti di lavoro: numeri che per Rubeis rappresentevano una sfida tutta da giocare per dare un indirizzo ben preciso al futuro del territorio. Un sogno cullato a lungo e che ha visto muovere il primo passo concreto con la presentazione del progetto in sede di Comunità Europea. Grandi opere, appunto, che di solito producono anche grandi nemici.

m.c.

Partiti vs Magistratura: e il motore Italia va in blocco

Da una parte la debolezza dei partiti e della politica post Tangentopoli. Dall’altra una magistratura sempre più forte. E decisiva. Una situazione di stallo che oggi ha trovato in Guidonia la sintesi perfetta, con un sindaco abituato da sei anni a governare una città di quasi centomila abitanti, finito ai domiciliari.
Ad incastrarlo un’indagine nata su un esposto ambientale, amplificata dall’eco di un paio di intercettazioni e culminata addirittura con l’arresto. Una soluzione che a prima vista sembra esagerata, frutto di un decisionismo della magistratura che di certo non sta a rispettare i tempi e i modi della politica.
Un caso quello di Guidonia che si ritrova in tutta l’Italia moderna, frenata dall’assenza dei partiti e bisognosa di una riforma dalle fondamenta dello Stato e della sua Costituzione. Un passo necessario oggi più che mai proprio per far sì che non sia la Magistratura a prendere il posto della politica.

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