Leader mondiali con toni da osteria

E' finita l'età in cui le grandi distanze ideologiche, religiose, di modelli economici davano inquietudine al quadro mondiale. Oggi è sufficiente il calcolato e mediatico malumore

Si è spesso tradotta questa crisi pandemica come il corrispettivo di una guerra che questa generazione non ha vissuto. C’è il timore che si sia fatta una ricostruzione addirittura ottimistica. I segni tra le due potenze militari non danno nulla di buono da pensare. Nel secondo dopoguerra non si è mai sentito dare dell’assassino da un presidente all’altro. Non si è mai ritirato l’ambasciatore dalla sede di appartenenza. Non c’è mai stato un augurio così sibillino, quanto inquietante in fase pandemica come “buona salute” come Puti ha chiuso la provocazione lanciata dal nuovo presidente degli Stati Uniti Biden. L’aggiornamento che bisogna fare riguarda sicuramente lo stile dei nuovi leader. La guerra fredda non avviene più in cambi di scontro militare veri e proprio come quelli del Vietnam o quello che poteva essere di Cuba. Lo scontro avviene con alterco che ricorda più una lite da osteria che l’espressione di due grandi leader del mondo. Ma l’aggiornamento che i cronisti debbono fare è anche un altro. Sempre nella Storia di questo secondo dopoguerra sono i leader democratici quelli che scatenano le contese più irrefrenabili. Si comincia da John Fitzgerald Kennedy che dette l’avvio al comando di seguire militarmente i fatti che avvenivano in Vietnam, all’invasione dell’Afghanistan di Jimmy Carter, alla partecipazione nella sui Balcani ordinata da Bill Clinton, al premio Nobel per la pace Barack Obama che è intervenuto militarmente in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan, ha fatto bombardato anche lo Yemen, la Somalia e il Pakistan. Ma possiamo arrivare anche al nostro Massimo D’Alema che quando era presidente del Consiglio comandò la prima spedizione militare italiana in Kosovo. “Le parole sono pietre”. Scriveva Carlo Levi. Ed è per questo che si dovrebbe prendere un po’ di riflessione prima di emetterle.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.