La vicenda Astra Zeneca rispecchia le contraddizioni del mondo

La ricerca della salvezza ha due caratteri, quello della specie ma soprattutto quello della propria individualità

La risultante del gioco tra sospensione e riacquisizione del vaccino Astra Zeneca impressiona su una chiara contraddizione dei nostri tempi. La contraddizione è tra il soggetto e il mondo.

– Da una parte la persona, con quel che comprende nel sistema in cui si trova a vivere e con le aspirazioni dentro questo stesso panorama. Dall’altra il combinato-composto di regole, di metodiche, di leggi convenzionali, spacciate però come esplicative dell’intera sfera dell’essere. –

IL caso di specie è la riacquisizione del vaccino Astra Zeneca. ‘In effetti potrebbe essere un fattore determinante la creazione dei trombi – si è detto in estrema sostanza – ma la diffusione di questo stesso farmaco ha effetti positivi di gran lunga maggiori di quelli negativi’.

Se il campo cognitivo di chi scrive queste cose è lo stesso di chi ricerca, sperimenta e scopre nuovi sistemi di cura, si capisce perché dopo sedici mesi la cura sia ancora lontana. (E il vaccino anche nel migliore dei casi non è una cura, bensì un sistema preventivo. La cura è quella metodica della medicina in grado di ottenere la remissione del male una volta contratto).

Gli effetti positivi nessuno li metteva in discussione. È chiaro che i 999.999 casi a cui è inoculato questo vaccino siano tutelati dal virus. Almeno per la stragrande maggioranza di probabilità.

Il problema è per il miglionesimo caso che si vedrebbe penalizzato con dei trombi che potrebbero portarlo a miglior vita. Il malcapitato per agire in forma preventiva a un male possibile si vedrebbe espulso dal gioco dell’esistenza reale. Cosa diciamo a questo malcapitato? Che negli altri 999.999 casi il vaccino ha funzionato? Come può essere messa a sistema la sciagura del singolo col vantaggio di molti?

È un caso di scuola: “non toglie nulla al dolore che provo il fatto che si parli del mio dolore”. Il piano della soggettività è quello preminente nel momento in cui la scelta da attuare va esclusivo sostegno di chi la adotta. Non è quindi argomento esaustivo la dimostrazione fatta sulla base dei grandi numeri nel momento in cui l’interesse della scelta riguarda solo uno di questi numeri che potrebbe non far parte di quelli presi in considerazione.

Gli specialisti non riescono a dare risposta alla domanda ma a molte identiche domande. Avendo la pretesa di rispondere a tutti, invece, non rispondono a nessuno di questi.

Ed è su questa sospensione del giudizio, che glivv antichi greci chiamavano Epokè, che si costruisce il nostro sistema destituito dal punto di vista del soggetto.

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